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Channel: Il mondo di Rina
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Risotto alla zucca mantecato al gorgonzola

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Con l'arrivo dell'autunno ecco che la zucca fa bella mostra di sè sui banchi del mercato. Colore e forma non passano certamente inosservati, sono troppo invitanti! E così  facilmente finisce nella mia borsa della spesa. Per fare soprattutto frittelle, perchè veramente nei primi non l' avevo mai usata, il suo sapore dolciastro non fa parte delle mie corde e del mio DNA calabrese. Però quella ricetta trovata su un giornale di cucina mi aveva incuriosito e così ho deciso i provare. Il risultato? Un piatto cremoso e saporito grazie all'aggiunta del gorgonzola,che è piaciuto a tutti.

 Ingredienti
500 gr di zucca
300 gr di riso ( io Arborio )
1 bicchiere di vino bianco
brodo vegetale
aglio, cipollotto, prezzemolo
olio evo
sale qb
pepe nero
150 gr di gorgonzola ( io Dolcelatte della Galbani )

Preparazione
Togliete la buccia alla zucca e tagliatela a dadini. In una padella capiente preparate il soffritto con l'olio, uno spicchio d'aglio e un cipollotto e fatelo dorare leggermente.
 Unite la zucca, il prezzemolo tritato, un pizzico di sale, una macinata di pepe, mescolate e fate insaporire per pochi minuti a fiamma vivace. Togliete l'aglio.  Versate il vino bianco, mescolate e fate evaporare.


 Aggiungete il riso, fatelo tostare, quindi aggiungete il brodo e continuate la cottura aggiungendo altro brodo man mano che viene assorbito. 



Quando il riso è cotto unite il gorgonzola, mantecate bene e spegnete la fiamma.



Lasciate riposare qualche minuto coperto. Servite ben caldo con del parmigiano grattugiato.






Murunedi

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Lo scriviamo e lo diciamo spesso che la cucina calabrese nella sua semplicità è una cucina senza mezze misure, che ama i sapori forti, che non teme l'olio denso degli olivi locali e il vino dei suoi  vigneti, ma che sa anche esaltare la dolcezza e il profumo delle clementine e del bergamotto.
 I nostri vecchi erano soliti dire quando invitavano qualcuno alla loro tavola: "mangiari semplici" ed effettivamente semplici erano i piatti preparati con i prodotti dell'orto e semplice era il modo di avvicinarsi alle persone per condividere  ciò che si possedeva. E lo stuzzichino che posto oggi è proprio un inno alla semplicità e la sintesi di due prodotti tipici calabresi: olio e vino. Rappresentano al meglio la festa di San Martino, perchè stasera in tantissime case e "catoi" (cantine )si assaggerà il vino novello insieme ai "murunedi".
"A san Martinu si aprunu i gutti e si prova u vinu" 
( a san Martino si stappano le botti e si assaggia il vino ).
Pochissimi ingredienti per preparare questi stuzzichini salati conosciuti in tutto il territorio soveratese, anche se con qualche variante. Infatti alcuni aggiungono acqua, altri utilizzano il vino bianco, invece da noi è tassativo usare vino rosso. Il perchè del nome non si conosce, andando a tentoni credo che forse, a causa del loro aspetto rugoso, derivi da muro. Ma, aldilà dell'origine del nome, l'importante è prepararli e gustarli, così vi conquisteranno con il loro sapore e la loro friabilità. Quasi quasi si sciolgono in bocca,  e allora andiamo subito alla ricetta.
Ingredienti
1 bicchiere  di olio evo
1 bicchiere di vino rosso ( io vino homemade ) )
un pizzico di sale
farina 00 quanto ne assorbono
olio per friggere
Preparazione
In una ciotola versate l'olio, il vino, il sale e tanta farina quanto ne può servire per ottenere un impasto omogeneo, morbido e compatto.



Procedete poi come per gli gnocchi: realizzate dei filoncini e tagliateli in cilindri che passerete sulla forchetta o sull'arriccia - gnocchi. Mia mamma usava " u crivu ", un cesto di vimini.


 A questo punto friggete " i murunedi " in olio bollente, poneteli poi su carta assorbente ( ma  vedrete che le vostre mani prendendoli rimangono asciutte ) e gustateli subito. Ma anche freddi sono buonissimi. Sempre però insieme ad un buon bicchiere di vino, naturalmente calabrese!















Pizza piccantina con cipolle e melanzane

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Io uso molto la semola di grano duro rimacinata soprattutto per la pizza e il pane, per la pasta un pò meno visto che ne consumiamo pochissimo. La pizza con questo tipo di farina ha un sapore particolare, risulta ben lievitate e morbida e, cosa che non guasta, se consumata il giorno dopo è ancora più buona. Seguendo i consigli di tanti di voi ho imparato a usare pochissimo lievito di birra e così dopo una lievitazione di circa 24 ore ( di solito impasto la sera prima ), la pizza non risulta pesante ed è  molto digeribile.
Ingredienti 
500 gr di farina di semola di grano duro
250 ml circa di acqua
10 gr di lievito di birra
un pizzico di sale,
 3 cucchiai di olio evo
3 melanzane medie grigliate
2 cipolle di Tropea
polpa di pomodoro
1 cucchiaio di patè di olive nere e nduja
caciocavallo
origano
sale qb
olio evo

* Il patè lo preparo con il Bimby, facendo frullare olive nere denocciolate, foglie di basilico, nduja e olio evo. La quantità di nduja dipende dai gusti personali, ma vi consiglio di non esagerare.

Preparazione
Mettete la farina in una ciotola, fate una fontana al centro e versate il lievito sciolto in un pò d'acqua e mescolate bene. Aggiungete quindi l'olio, il sale e  l'acqua ( poco alla volta ). Impastate tutto e il panetto ottenuto fatelo lievitare per 30 minuti e poi mettetelo in frigo  per tutta la notte. La mattina successiva, togliete l'impasto dal frigo, tenetelo a temperatura ambiente per un pò, quindi lavoratelo nuovamente e poi fatelo lievitare ancora in un un luogo caldo ( io forno con la lucina).


Preparate intanto il sugo versando in un piatto della polpa di pomodoro, un cucchiaio di patè, un pizzico di sale e un cucchiaio di olio evo. Tritate grossolanamente il caciocavallo e tagliate la cipolla a fette sottili.
 Quando l'impasto è lievitato, ungetevi le mani con l'olio e stendetelo nella teglia. Sistemate quindi le melanzane, le cipolle, la salsa ed infine il caciocavallo.Una spolverata di origano, un filino d'olio e infornate in forno preriscaldato, per 20 minuti circa a 200°.






Buon appetito



Il castagnaccio dei monti Reventino - Tiriolo - Mancuso

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Tema di questa uscita: I doni del bosco.
 Avrei voluto parlare dei funghi, che adoro, però ho scelto la castagna.  E' il frutto per eccellenza dell'autunno, la maestosità della pianta  mi incanta e poi è l'argomento autunnale più sviscerato in classe: dettati, filastrocche, poesie, disegni dal vero. Infatti sulla cattedra troneggia un bel cesto carico di castagne e di ricci ormai ingialliti. Potevo quindi non parlarne proprio io? 
Di solito abbiniamo il castagnaccio alla Toscana, in realtà è un piatto comune, con delle varianti, a tanti paesi della catena appenninica, dalla Liguria alla Calabria. E' un piatto semplice, ma sostanzioso, in grado di riempire lo stomaco in breve tempo; un piatto che tutti potevano preparare in quanto l'ingrediente principale, ossia la castagna, era facilmente reperibile. Certamente in principio non conteneva la frutta secca, che arrivò con l'inizio del benessere economico nel secondo dopoguerra.
 Parlare della cucina  dalla Comunità Montana del Reventino, Tiriolo e Mancuso, significa " ricercare " e " raccontare " la storia di 18 paesi dove le tradizioni sono ancora vive e tante ricette tipiche  evidenziano le caratteristiche, l'originalità e la qualità della cucina calabrese. Sono paesi, questi, tutti ricadenti nella provincia di Catanzaro, iniziando dalle pendici della Sila fino alla Piana di Lamezia Terme. La cucina di questa zona è tipicamente montanara e la castagna e' la regina incontrastata di tante ricette, dolci e salate. Ma anche nell'area cosentina sono tanti i castagneti, che  nell'area aspromontana, seppure in numero minore, giungono quasi a ridosso del mare.
La Calabria è una delle maggiori produttrici di castagne, però negli ultimi anni c'è stato un calo notevole e per il " cinipide galligeno " che  sta distruggendo i castagni e per lo spopolamento delle montagne.  Questo gigante della montagna che per secoli ha sfamato intere generazioni nei lunghi inverni montani e durante le frequenti carestie, rischia di disperdersi senza interventi di salvaguardia e valorizzazione.  E così a Serrastretta è nata " La comunità  di terra madre delle castagne e delle pastille " con l'intento di stimolare i piccoli proprietari a non abbandonare  la cura dei castagneti e a continuare la lavorazione secondo i metodi della tradizione.  A Cerva invece , proprio per promuovere la conoscenza del territorio, è stato creato un " Museo della castagna ".
 I castagni calabresi sono alberi secolari, nella Sila Grande c'è il gigante di Grisolia, che si stima abbia un'età superiore ai mille anni; i tipi più comuni di castagne sono la Nserta e la Curcia, di forma tondeggiante, e la Riggiola, ovale e schiacciata, usata per l'essiccatura  e per la preparazione delle " castagne al mosto cotto " ( da provare! )
E adesso andiamo alla ricetta del castagnaccio calabrese
Ingredienti
250 gr di farina di castagne, 50 gr di pinoli ( io no ), 50 gr di uva passa, 50 gr di scorza d'arancia candita, 50 gr di noci, ciliegine candite, scorze di mandarino, un cucchiaio di lievito, 50 ml di olio evo, sale, vino cotto, miele di castagno.
Preparazione
Tagliuzzate le noci, le ciliege candite e la scorza del mandarino; ammollate l'uva passa con il vino cotto. 



 In una ciotola diluite con acqua la farina di castagne in modo da formare una pastella di media consistenza; unite tre cucchiai di miele di castagno, il lievito, un pizzico di sale e metà della frutta; Incorporate metà dell'olio e mescolate bene. Mettete il composto in una teglia foderata con carta forno. Spargete sopra la frutta rimasta irrorandola con l'olio. 


Infornate in forno preriscaldato a 180° per 20/25 minuti. Il castagnaccio sarà pronto quando la sua superficie sarà screpolata e asciutta e screpolata.



Leggiamo ora cos'altro di buono ci danno i frutti del bosco:

Trentino-Alto Adige: Crostatine ai funghi mi sti di bosco
http://www.afiammadolce.it/2014/11/crostatine-ai-funghi-misti.html
  
Friuli-Venezia Giulia: Strùcul di mont 
http://ilpiccoloartusi.blogspot.com/2014/11/strucul-di-mont-rotolo-di-castagne-e.html 

Lombardia: Foiade di castagne ai funghi porcini
http://kucinadikiara.blogspot.com/2014/11/foiade-di-castagne-ai-funghi-porcini.html

Veneto: Budin con la farina de maròn
http://ely-tenerezze.blogspot.com/2014/11/budin-con-la-farina-de-maron.html 

Valle d'Aosta: Risotto alle castagne http://atuttopepe.blogspot.com/2014/11/risotto-alle-castagnela-valle-daosta.html

Piemonte: 

Liguria:  tocco de funzi  
http://arbanelladibasilico.blogspot.com/2014/11/litalia-nel-piatto-i-doni-del-bosco.html

Emilia Romagna: Tagliatelle di castagne con sugo di funghi 
 http://zibaldoneculinario.blogspot.com/2014/11/tagliatelle-di-castagne-ai-funghi.html

Lazio: Frittelle di castagne e mele
 http://beufalamode.blogspot.com/2014/11/frittelle-di-mele-e-castagne.html

Toscana: Necci
http://acquacottaf.blogspot.com/2014/11/necci.html

Marche:  Il tartufo e la 49° fiera nazionale del tartufo bianco di Acqualagna
 http://lacreativitaeisuoicolori.blogspot.com/2014/11/il-tartufo-e-la-49-fiera-nazionale-del.html

Abruzzo:Funghi all'Abruzzese
http://ilmondodibetty.blogspot.com/2014/11/funghi-allabruzzese-per-litalia-nel.html

Molise: Zuppa di lenticchie di Capracotta e castagne 
http://lacucinadimamma-loredana.blogspot.com/2014/11/zuppa-di-lenticchie-di-capracotta-e.html

Umbria: Costolette d'agnello con roveja e tartufo 
http://amichecucina.blogspot.com/2014/11/costolette-dagnello-con-roveja-e.htm

Basilicata: Polpette al vino rosso con cardoncelli e lampascioni in agrodolce
http://blog.alice.tv/profumodicannella/2014/11/14/polpette-al-vino-rosso-con-cardoncelli-e-lampascioni-in-agrodolce-il-bosco-lucano/

Campania: Non partecipa

Puglia: Recchjetèdde e cardengiedde - http://breakfastdadonaflor.blogspot.com/2014/11/recchjetedde-e-cardegiedde.html

Calabria: Il castagnaccio dei monti Reventino, Tiriolo, Mancuso
http://ilmondodirina.blogspot.com/2014/11/il-castagnaccio-dei-monti-reventino.html

Sicilia: Non partecipa

Sardegna: Fregola con funghi e salsiccia ricetta sarda http://blog.giallozafferano.it/vickyart/fregola-con-funghi-salsiccia-ricetta-sarda

Il nostro blog - http://litalianelpiatto.blogspot.it/




Zuppa di lenticchia con patate e zucca

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Questo piatto, tanto semplice ed umile quanto nutriente, rientra perfettamente nella Dieta Mediterranea, riconosciuta in tutto il mondo come un'ottima alleata della buona salute e dell'alimentazione sana ed equilibrata. Fra tutti i legumi preferisco le lenticchie sia per le proprietà benefiche che contengono sia perchè non necessitano di una cottura prolungata e alcune varietà non richiedono neanche l'ammollo. Il tempo, per tutti, è tiranno!
 Normalmente la preparo con il riso, una minestra molto brodosa che piace a tutti in famiglia, stavolta ho preferito la versione a zuppa. Mio marito ha raccolto anche le briciole!
Ingredienti
200 gr di lenticchia rossa
1 carotina
1 cipollotto
1 patata media
100 gr di zucca
olio evo
sale qb
peperoncino piccante in semi
Preparazione
Lavate prima la lenticchia e pulitela. In una pentola di coccio versate l'olio, il cipollotto e la carota tagliuzzati. 


Fate rosolare, aggiungete 2 bicchieri di acqua tiepida e fate cuocere per una decina di minuti a fuoco alto.


 Poi abbassate la fiamma, aggiungete la patata e la zucca tagliati a cubetti e infine la lenticchia. Mescolate, versate altra acqua se necessario, salate e continuate la cottura a fuoco lento fintanto che la lenticchia non è cotta.  A fine cottura cospargete la zuppa con del peperoncino piccante in semi ( pochissimo ) e un filo d'olio, fate riposare un pò e poi impiattate.




Con questa ricetta partecipo al contest di Kucina di Kiara


I petrali

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Ed eccoci arrivati all'ultimo mese dell'anno ed anche al consueto appuntamento con L'Italia nel piatto. Tema di questa uscita " Ricette natalizie". Io ho pensato di farvi assaggiare ( mi dispiace, ma solo virtualmente) questi dolci tipici della città di Reggio Calabria. Natale senza i Petrali è impensabile, prepararli e mangiarli ti riscalda la casa e il cuore. L'origine è incerta, si pensa che la ricetta sia opera di un prete e della sua perpetua e che il nome originale fosse Pretali; tuttavia, aldilà di questa voce paesana, dobbiamo ricordare che i dolci calabresi venivano preparati con ingredienti semplici e poveri che  le famiglie avevano in casa. E la base dei Petrali sono i fichi, frutti che crescono rigogliosamente nella mia terra, che vengono raccolti e fatti essiccare al sole su delle stuoie di canne e poi conservati per essere consumati in inverno. La ricetta in se è semplice, però per la preparazione ci vogliono circa due giorni, il ripieno, infatti, perchè possa rilasciare tutta la sua bontà e soprattutto i suoi profumi deve riposare. Ed allora seguitemi
Ingredienti
Pasta frolla
500 gr di farina 00
150 di burro
150 di zucchero
2 uova
1 bustina di lievito
buccia grattugiata di un mandarino calabrese.

Ripieno
300 gr di fichi secchi
100 gr di mandorle
100 gr di noci
150 gr di uva passa
2 cucchiai di cacao amaro
buccia di mandarino grattugiata
un bicchiere di vino cotto
caffè amaro
2 cucchiai di marmellata d'uva
2 cucchiai di miele ( io zagara )
un pizzico di cannella
chiodi di garofano
Preparazione
Mettete a macerare l'uva passa nel vino cotto. Tagliate il picciolo ai fichi, tagliuzzateli finemente e mettete pure essi nel vino cotto. Macinate grossolanamente nel mixer noci, mandorle,chiodi di garofano e cannella. 




In una pentola versate la frutta secca, l'uva passa e i fichi leggermente strizzati, la buccia del mandarino, il cacao, il miele e la marmellata. Amalgamate il tutto e fate cuocere a fiamma bassa per 20 minuti circa, otterrete un impasto scuro, omogeneo e profumato che farete riposare per una notte intera, in modo che gli odori e i sapori abbiano la possibilità di legarsi tra loro. Se l'impasto vi sembra duro aggiungete un'altro pò di vino cotto oppure del caffè amaro. ( Nel mio ripieno non c'è volutamente zucchero, vista la presenza del vino cotto e della marmellata, già abbastanza dolci ). La mattina seguente preparate la pasta frolla e fatela riposare per mezz'ora. Tiratela  poi in una sfoglia non molto sottile, con una formina ricavate dei dischi di circa 6 cm, al centro ponete un cucchiaio di ripieno e chiudete con la classica forma a mezza luna. Sigillate bene i bordi e sistemate i petrali  su una teglia rivestita con carta forno. Spennellateli con un tuorlo d'uovo, ricopriteli con i diavolini colorati e infornate a 180° per 15/20 minuti circa.





 Sono pronti quando li vedrete dorati e sentirete un buon profumo uscire dal forno. I petrali si possono anche ricoprire con una glassa di zucchero o con del cioccolato fondente.








Vediamo adesso cosa stanno preparato di buono nelle altre cucine italiane per il Natale


Trentino-Alto Adige: Husarenkrapfen
Friuli-Venezia Giulia: Gubana - 
Lombardia: Il torrone di Cremona
Liguria: raviéu co-u tuccu 



Toscana:Ricciarelli

Marche: Fustringolo marchigiano - 
Abruzzo: Il Parrozzo

Molise: Agnello alla molisana - 

Basilicata: Fritti di Natale - calzoncini, rosette e cannaricoli

Campania: Spaghetti alle vongole veraci, piatto della vigilia
lhttp://www.isaporidelmediterraneo.it/2014/12/spaghetti-alle-vongole-veraci-piatto.html


Sicilia: Cous cous dolce di Natale 



Zuppa di fagioli con l'occhio, patate e cotiche

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Con il freddo che dovrebbe arrivare niente di meglio che una confortante zuppa di fagioli per ristorarci un pò. Stavolta ho scelto questa varietà di fagioli che hanno una macchiolina nera, somigliante ad un occhio. Hanno un sapore particolare, un pò rustico e come tutti i legumi sono ricchi di ferro e di fibre.Vista la presenza delle cotiche non sarà un piatto particolarmente leggero, ma vi assicuro che il sapore è unico.
Ingredienti
300 gr di fagioli con l'occhio
2 patate medie
uno scalogno
una cotica di maiale già lessata
3 cucchiai di passata di pomodoro
olio evo
sale qb
peperoncino piccante
pane casereccio
Preparazione
In una pentola di coccio mettete a lessare i fagioli dopo averli tenuto a mollo per un'intera notte.


 In una capiente padella fate soffriggere lo scalogno con l'olio, aggiungete la passata di pomodoro, un paio di mestoli di acqua tiepida e salate. Portate a bollore, quindi aggiungete le patate tagliate grossolanamente. Quando saranno quasi cotte versate i fagioli, le cotiche tagliate a quadrucci e il peperoncino. Cuocete per circa 30/40 minuti, mescolando di tanto in tanto e versando altra acqua se necessario. La zuppa non deve essere asciutta, comunque tutto dipende dai propri gusti.
 Prima di spegnere schiacciate un pò di fagioli così la zuppa sarà così più densa. Servitela condita con un filo d'olio a crudo e fette di pane casereccio tostate.





Ventresche ripiene e spesce stocco con patate

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Oggi vi presento un  secondo piatto tipico del periodo natalizio in Calabria: ventresche ripiene e stocco con patate. Più precisamente " ventriceddi e stoccu". Un vero e proprio peccato di gola che si è soliti consumare il venerdì santo e la vigilia di Natale, ma che viene cucinato anche in periodi diversi. L'economia povera calabrese ha insegnato a non sprecare nulla di ciò che viene utilizzato per alimentarsi. E così è nato questo piatto che utilizza le interiora del pesce stocco, ritenute per tanto tempo e a torto  la parte meno nobile. Con il recupero delle tradizioni le ventresche sono state rivalutate e oggi possiamo considerarle un piatto prelibato e pregiato, non facile da trovare anche in virtù del costo abbastanza esoso. E' questa una ricetta dell'entroterra ionico, tipica dei paesi di Mammola e Cittanova, veri centri dell'eccellenza per la preparazione del pesce stocco.
Ingredienti
60 gr di pesce stocco già ammollato
2 ventresche
300 gr di pomodori pelati
1 spicchio d'aglio
prezzemolo
50 gr di pecorino grattugiato
origano
un pugno di pangrattato
1 cipollotto
olive bianche in salamoia
sale qb
olio evo
Preparazione
Pulite ben bene le ventresche, lavatele e asciugatele.


Preparate il ripieno con il pane aromatizzato con il prezzemolo, l'aglio, il sale e il pecorino; mescolate bene e poi aggiungete 3 cucchiai di olio e 1 di acqua per ammorbidire il tutto. Stendete le ventresche, mettetevi sopra il pane profumato e avvolgetele su se stesse fermandole con uno stecchino oppure legandole con dello spago.



Prendete adesso un tegame capiente ( l'ideale sarebbe utilizzare un tegame di terracotta ) versate abbondante olio d'oliva, adagiatevi le ventresche ripiene, i pezzi di stocco, le patate, il cipollotto affettato, l'origano, il peperoncino piccante, i pelati e un bicchiere d'acqua. Fate sobbollire per qualche minuto, quindi salate, aggiungete le olive e lasciate cuocere a fuoco lento per 20 minuti circa, fintanto che le ventresche non saranno cotte. Ricordatevi di non mescolare con il cucchiaio ma di agitare l'intero tegame. Spegnete e lasciate riposare qualche minuto prima di servire.







Pampapato di Ferrara

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16 Dicembre " Ti regalo una ricetta " ( scambio di ricette tra regioni ) per L' Italia nel piatto.

Siamo già al 16 di Dicembre, fra 9 giorni è Natale e non sembra vero. Quante cose ancora da fare, ma nonostante la volontà e il desiderio il tempo è tiranno. Ti scivola dalle mani, tu lo rincorri e non riesci mai ad acciuffarlo interamente. Però questo correre mi piace, mi fa sentire viva, mi dà la spinta per andare avanti, anche se poi arrivo alla fine esausta. Comunque sono una persona positiva e condividere una festa così importante con parenti e amici è per me una grande gioia. Ma il 16 è anche la seconda uscita dell'Italia nel piatto, un secondo appuntamento tipicamente natalizio, infatti abbiamo deciso di farci un regalo. E quale miglior regalo se non scambiarci delle ricette per avere l'impressione di essere l'una nella casa dell'altra? In seguito ad un'estrazione a me è toccata l'Emilia Romagna,  mentre la Calabria è ospite delle Marche. Scegliere una ricetta della bravissima Elenaè stato molto difficile, alla fine ho scelto il Pampapato anche in ricordo di mia suocera, nativa di Ferrara. 

Ingredienti
125 gr di farina
60 di zucchero
60 gr di miele ( io zagara )
50 gr di mandorle spellate
30 gr di pinoli
50 gr di arancia candita
50 gr di cedro candito
buccia di mandarino calabrese
40 gr di cacao amaro
un cucchiaino di cannella
un pizzico di noce moscata
50 ml di caffè
50 ml di latte
un cucchiaino di lievito in polvere.
glassa al cacao 
Elena ha usato il pimento al posto dei chiodi di garofano secondo lei troppo forti come aromi, io non ho usato nè l'uno nè l'altro;  ho invece aggiunto il cedro e la buccia di un mandarino triturata finemente che secondo me insaporiscono e arricchiscono questo dolce ancora di più. 
Preparazione
Impastate farina, lievito, zucchero cacao e miele, aggiungete la frutta candita, la buccia di mandarino, i pinoli e le mandorle entrambe intere ed infine il caffè con il latte. Il composto ottenuto deve essere morbido. Io ho preferito fare dei panetti monoporzione ed effettivamente  sono stata soddisfatta dell'idea, sono pure  ideali per regalarli. Con queste dosi ne ho realizzati tre utilizzando delle formine semisferiche che ho prima imburrato e infarinato.



 Infornate i pampapati in forno già caldo a 170° per 35 minuti circa. 



Lasciate raffreddare e poi ricoprite con del cioccolato fondente. Io ho utilizzato la glassa al cacao della Paneangeli. Elena consiglia di far riposare il pane per una notte, ma noi  li abbiamo mangiati subito, troppo buoni! 





Grazie del regalo.




E adesso andiamo a curiosare  nelle altre regioni

Trentino-Alto AdigeGli spaghetti della vigilia a Palma Campania
Friuli-Venezia Giulia: Torrone di Tonara
Lombardia: Il Fiarone Molisano


La mia pizza Vesuvio

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L'originale pizza Vesuvio è del bravissimo Tonino Esposito che ho conosciuto grazie alla trasmissione Piacere Pizza sul canale Alice.tv. Definirlo un bravissimo pizzaiolo è sminuire la la sua bravura, Tonino ci mette l'anima e come dice lui stesso "Non cercate il fenomeno, non cercate il mago o il maestro, non esiste. Vi voglio solo trasmettere Passione, che è il nutrimento dell'anima". E vi assicuro che basta seguirlo per pochi minuti per innamorarvene, la passione e la semplicità che mette nel suo lavoro vi conquisterà. La pizza Vesuvio è chiamata così  perchè, una volta cotta, con la sua forma a metà tra la classica pizza e il calzone, somiglia vagamente al golfo di Napoli, con il Vesuvio che domina il paesaggio. Io ho cambiato il ripieno infatti al posto del prosciutto ho messo delle cime di rape rosolate con della pancetta. Non era mia intenzione, ma nel tagliarla si notano i colori della nostra bandiera! 
L'impasto per pizza che lui propone è una pizza a lievitazione lenta che prevede la pasta da riporto. 
Ingredienti
500 gr di farina per pizza
350 gr manitoba (io semola di grano duro )
500 ml di acqua a temperatura ambiente
3 gr di lievito di birra
* 35 gr di pasta da riporto
un cucchiaino di zucchero
25 gr di sale
un cucchiaio di sugna
2 cucchiaini di un uovo intero sbattuto
Farcia
passata di pomodoro condita con sale e olio
cime di rape passate in padella con olio, aglio, pancetta e peperoncino
pecorino fresco

* la pasta da riporto è un pezzo di impasto lievitato tolto dall'ultima pizza o pane preparato e conservato in frigo ( io l'ho congelato).

Preparazione
In una ciotola capiente versate l'acqua, sciogliete il lievito e aggiungete la pasta da riporto ( non  disponendone basterà aumentare  a 5 gr la quantità di lievito ), quindi lo zucchero e amalgamate bene. A questo punto aggiungete 1/4 della farina e il sale; lavorate con forza l'impasto, quindi aggiungete ancora 1/4 di farina e la sugna; amalgamate bene e versate l'uovo e la farina rimasta. Lavorate l'impasto fintanto che non si staccherà dai bordi della ciotola e poi trasferitolo su un piano infarinato. Continuate a lavorarlo e dopo qualche giro di pieghe mettetelo a lievitare in un luogo tiepido ( io forno con la lucina accesa ) per 20/30 minuti. Terminata questa lievitazione riprendete l'impasto e rilavoratelo.


 A questo punto potete lasciarlo lievitare coperto per almeno 6 ore, oppure metterlo in frigo per 48 ore sempre coperto. Trascorse le 48 ore lasciate il panetto a temperatura ambiente per qualche ora e poi procedete alla preparazione della pizza. ( con queste dosi ho preparato 1 pizza Vesuvio e 2 tonde).
Stendete l'impasto direttamente nella teglia unta d'olio e aiutandovi con le dita unte. Su una metà versate le cime di rape con il pecorino a cubetti e ripiegate a mò di calzone;  sull'altra metà versate la passata di pomodoro,  dell'origano, il pecorino ed infine un filo d'olio. Infornate in forno preriscaldato a 250° per 15/20 minuto o finchè la pizza non prende colore.






Certamente la pizza cotta nel forno a legna è tutt'altra cosa, comunque era buona ugualmente. Vuol dire che chiederò a Babbo Natale  di portarmi una pietra refrattaria da forno!

Article 1

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Vi auguro di trascorrere un Natale Vero, fatto di armonia e salute, insieme ai vostri cari.


Buon Natale

( immagine presa dal web )


Cestini di Natale handmade

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L'atmosfera natalizia non può definirsi tale senza qualche pacchetto da mettere sotto l'albero e destinato agli amici più cari. Ma la cosa più bella, quella che ti dà più soddisfazioni è il regalo fatto a mano: nella sua realizzazione c'è sempre un pò di te, delle tue passioni, un pò del tuo tempo. E poi è un regalo sudato, progettato interamente da te, iniziato, disfatto, aggiustato e finalmente terminato. Certamente avrà qualche imperfezione perchè anche le mani più attente non sono infallibili, ma è proprio il suo essere imperfetto a renderlo unico e speciale.  Il regalo handmade non è fatto dalle macchine e in serie, ma é fatto con il cuore.
 Quest'anno volevo regalare qualcosa di particolare, le idee non sono mancate, tante e troppe. Così alla fine mi sono fermata su questi cestini di fettuccia lavorati all'uncinetto. Oggi contengono marmellate ( sempre fatte in casa ), sacchetti con lenticchia e cioccolatini, domani potranno servire per riporre collane e bijoux o semplicemente come svuotatasche. La lavorazione è molto semplice,catenella, punto basso e bassissimo;il tempo impiegato è stato minimo.




Pronto per essere confezionato.


Salame di fichi al cioccolato

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E siamo già nel 2015, un'altro anno è passato con tutte le sue gioie e dolori.  Non ho voglia di fare bilanci, la  mia vita la vivo giorno su giorno, assaporando le piccole soddisfazioni che incontro sulla mia strada. Avere una famiglia vicina che mi fa sentire il suo affetto, degli amici, un lavoro, mi fa guardare al futuro con serenità e sempre con il sorriso.  Oggi 2 di Gennaio è il primo appuntamento  di questo nuovo anno con L'Italia nel piatto. Prima di tutto però voglio augurare ai miei compagni di viaggio e a quanti mi leggono un anno ricco di ciò che desiderano, di soddisfazioni e realizzazioni; vi auguro di avere tanta forza per raggiungere i vostri obbiettivi e di credere che la vita, nonostante le difficoltà, vale sempre la pena di essere vissuta.
E adesso entriamo in cucina, anche se veramente non ne sono mai uscita: tutto profuma ancora di spezie e frutta secca. E il dolce che vi posto ( anzi riposto ) è proprio un inno alla frutta secca e ai sapori e odori della mia terra: fichi, noci, mandorle, uva passa, cedro e arancia candita, marmellata d'arancia, miele di zagara, vino cotto. Ho dimenticato qualcosa? Ma si, il profumo più inebriante che conosco, il sole giallo della Calabria: mandarini e limoni! Il loro odore lo riconosci immediatamente e non soltanto nei dolci, ma ti resta nella pelle oltre ad aleggiare per la casa. Ricordo che quando ci riscaldavamo con il braciere era usanza mettere tra il carbone scorzette di mandarino e limone: un profumo di freschezza si spandeva per tutta la casa.
Agrumi e fichi sono i prodotti che non possono mancare sulla tavola natalizia insieme alla frutta secca e questo salame, dall'origine alquanto incerta, li racchiude tutti. Lo preparava un vecchia zia già all'inizio dell'autunno, dopo aver fatto seccare i fichi su graticci di canne, lo avvolgeva con le foglie di alloro e lo conservava nei barattoli di vetro per consumarlo poi a Natale. Era di una bontà unica, tutto dai fichi al miele proveniva dal suo orto. Fidandomi dei ricordi, olfattivi e gustativi, io lo rifaccio ogni anno, apportando sempre qualche modifica, i primi giorni di dicembre e lo conservo in frigo avvolto nella carta stagnola.

Ingredienti
500 gr di fichi secchi
100 gr di noci
100 gr di mandorle tostate
100 gr di uva passa
50 gr di cedro e arancia candita
un cucchiaio di marmellata d'arancia
un cucchiaio di miele di zagara
vino cotto qb
scorze di mandarino calabrese grattugiate
scorze di limone grattugiate
foglie di limone
E siccome è usanza da noi portare in tavola la vigilia di Natale 13 pietanze, ho pensato di mettere insieme lo stesso numero di ingredienti. Ho aggiunto quindi all'impasto un pò di mirtilli rossi canditi  ed infine ho ricoperto il salame con della glassa al cioccolato.
Preparazione
Togliete il peduncolo ai fichi, tagliuzzateli e metteteli a bagno nel vino cotto insieme all'uva passa per una notte intera. Trascorso il tempo, strizzate e asciugate il tutto ben bene e passatelo nel mixer per qualche minuto. Tritate grossolanamente noci e mandorle  e unitele all'impasto di fichi insieme alla marmellata d'arancia, al miele, alle scorze di agrumi grattugiate e ai mirtilli rossi. Amalgamate gli ingredienti e versateli sulle foglie di limone.




 Arrotolate aiutandovi con della carta stagnola e ponete il salame in forno preriscaldato a 160° per 20 minuti circa. Una volta sfornato e freddo tenetelo in frigo fino al momento di consumarlo ( si mantiene per più mesi ).

 Prima di servirlo liberate il salame dalla carta stagnola e dalle foglie di limone e ricopritelo con una glassa al cioccolato. 







Volendo si può passare soltanto nello zucchero vanigliato. Le fette vi consiglio di tagliarle spesse, in quanto il salame rimane morbido, se lo preferite più compatto tralasciate la marmellata e il miele.
Ricoperto di cioccolata è ottimo in compagnia di un bicchierino di vino passito, se invece volete consumare il rotolo al naturale niente di meglio che accompagnarlo con una fetta di caciocavallo. Silano, naturalmente.










E adesso andiamo a scoprire altre golosità:

Valle d'Aosta: Tegole valdostane

Friuli-Venezia Giulia: Presnitz

Veneto:  Nadalin http://ely-tenerezze.blogspot.com

Lombardia: Amaretti lodigiani (Amareti ludesani)

Liguria: chicche della nonna con salsa di noci
  
Emilia Romagna: Il croccante


Marche: Le beccute

Umbria: Fazzoletti di farro alle noci  
http://amichecucina.blogspot.com



Campania: Pane calzone alle noci e caciocavallo
http://www.isaporidelmediterraneo.it

Puglia: Le Castagnelle http://breakfastdadonaflor.blogspot.com

Sicilia:  Giuggiulena o torrone al sesamo

Il nostro blog - http://litalianelpiatto.blogspot.it/

Pane rustico tedesco con segale

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Non mi piace fare la spesa ai centri commerciali, preferisco per quanto possibile il negozio vicino casa.  Mi piace l'aria più familiare, il rapporto che si instaura con il passare del tempo con i dipendenti. Insomma è meno anonimo!
 Però un pomeriggio durante queste vacanze natalizie sono andata alla Ldl, 20 minuti di auto da casa mia.  Dopo un giro panoramico attraverso itinerari prestabiliti dal punto di visto economico, mi sono fermata al reparto delle farine e la mia attenzione è caduta su dei pacchi in lingua tedesca. Leggere è stata un'impresa ardua, tutto minuscolo se non microscopico, ma poi ho trovato le indicazioni in italiano e così ho scoperto che erano farine autolievitanti  della " Rivercote Backmischung " pensate per la macchina del pane. Farine ovviamente tedesche e di tipi diversi, che contengono tutto l'occorrente per fare il pane.  La curiosità è stata grande e pur non avendo la macchina del pane ho preso il preparato per Ciabatta e  il Bauernbrot  a base di frumento e segale. Arrivata a casa ho iniziato ad avere dei dubbi sulla loro bontà, ma mi sono dovuta ricredere  dopo averle provate: il pane viene decisamente ben lievitato e soprattutto è buonissimo. 

Pane rustico Bauernbrot

500 gr di miscela
350 ml di acqua tiepida
2 cucchiai di olio evo ( facoltativo )

( la miscela contiene farina di frumento, farina di segale, lievito in polvere, pasta acida di segale in polvere, malto d'orzo , sale iodato, agenti lievitanti )
 In una ciotola versate prima  l'acqua e l'olio e successivamente la farina. Lavorare bene l'impasto e fatelo lievitare in un luogo caldo per 30 minuti. Formate poi il pane secondo la forma desiderata e lasciate lievitare ancora per 45 minuti.




 Infine fate cuocere il pane in forno preriscaldato per 30 minuti circa a 200°. Io ho cosparso la superficie del pane con un pò d'acqua durante la cottura, così la crosta diventa più croccante. 



E' un pane abbastanza gustoso, ottimo sia con un velo di marmellata che con una fetta di salame. E visto il risultato credo di rientrare perfettamente in questo proverbio calabrese: 
" Cu mpasta a Capudannu, mpasta pe tuttu l'annu! ".

Pipi salati friuti cu sardi e olivi ( Peperoni sotto sale in padella con sarde e olive )

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E' un piatto abbastanza piccante e adatto per le fredde serate di questo periodo. Potete stare certi che vi riscalderà. In un precedente post ( qui ) avevo parlato di questa "provvista" che si è soliti fare i primi giorni di settembre, quando sui banchi del mercato arrivano i primi pomodori verdi. Gli ortaggi, nella fattispecie peperoni rotondi, pomodori verdi e melanzane, vengono conservati sotto sale e in questo modo possono durare per tutto l'inverno, senza usare per la conservazione il frigo. Io oggi per non rinunciare a certi sapori che mi ricordano persone e cose che non ci sono più e non avendo tutte le comodità delle case di una volta, dopo qualche mese dalla loro preparazione  faccio le porzioni e le congelo. In questo modo ho la possibilità di gustarli quando ne ho voglia e di  assaporare la loro bontà che mi fa tornare indietro di un bel pò di anni. 
Certamente adesso questo piatto rappresenta uno spuntino sfizioso, ma nei tempi che furono rappresentava il pranzo dei contadini che andavano a lavorare all'alba e tornavano al tramonto: "i  pipi salati" venivano messi dentro una cavità del pane e venivano consumati insieme ad un paio di bicchieri di vino.


Ingredienti
Una porzione di peperoni, pomodori verdi e melanzane sotto sale
5 o 6 filetti di sarde sott'olio
olive nere
uno spicchio d'aglio
peperoncino piccante
olio evo
Preparazione
Lavate con acqua fredda gli ortaggi e tamponateli con carta assorbente. In una padella capiente versate  l'olio e fatevi rosolare lo spicchio d'aglio con il peperoncino.


 Aggiungete le sarde e quando si saranno sciolte mettete gli ortaggi.


 Fate soffriggere il tutto per dieci minuti circa e prima di spegnere il fuoco versate le olive.


 Spegnete e impiattate. Mangiateli caldi con del pane casareccio e naturalmente accompagnati da un buon bicchiere di vino rosso.






Gelatina calabrese

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L'Italia nel Piatto: 16 Gennaio - Mese del maiale (carni, salumi & C.)

L'argomento di questo appuntamento mi affascina molto, soprattutto perchè mi fa riandare indietro con la memoria e ricordare modi di fare ormai scomparsi. Era gennaio il mese dedicato all'uccisione del maiale e nei nostri piccoli borghi ogni famiglia ne allevava almeno uno per il proprio consumo. I miei nonni ne crescevano più di uno, ricordo le "zimbe" ( porcili ) nell'orto dietro casa e tutta la preparazione che precedeva l'uccisione del povero maiale. Adesso posso dire povero, ma guai a dirlo allora e nel momento più cruento, si pensava che l'animale tardasse a morire!
Comunque, nonostante il freddo e il lavoro faticoso fatto soprattutto dalle donne, era un momento   aspettato da tutti, in quanto il sacrificio di un anno di lavoro avrebbe dato i suoi frutti: la sopravvivenza per tutta la famiglia era assicurata e visto che del maiale non si butta via niente oltre i vari salumi si provvedeva a preparare la "carne salata", le "frittole", i "ciculidi", la "sugna" e la gelatina. Niente veniva buttato! E mentre da bambine potevamo soltanto guardare, man mano che si cresceva i compiti aumentavano e così dal bucherellare con un grosso spillo da balia le salsicce e le soppressate, si passava poi a tagliuzzare la carne, a riempire le budella e a rammendarle. Ma quello che piaceva di più, a noi piccoli, era stare con gli adulti e ascoltare i lori discorsi: ci faceva sentire più grandi, più di quanto lo fossimo realmente. 
Oggi questa tradizione si è interrotta, a torto o a ragione. Fortunatamente è possibile comprare questi prodotti  da alcuni contadini che vivono nel mio comprensorio, però qualcosa la preparo ancora con mia mamma, quando riesco a trovare la carne di un maiale casereccio, come
la gelatina e il sanguinaccio.
La gelatina rimane uno dei prodotti tipici più antichi della Calabria, trae infatti le sue origini dalla Magna Grecia, periodo in cui la lavorazione del maiale era una delle attività più redditizie. Le prime tracce della sua produzione risalgono al 1600, grazie all'opera di Padre Giovanni Fiore di Cropani che documentò le tradizioni culinarie di tutta la regione. Non è un'insaccato, ma un alimento proveniente dalla bollitura delle parti povere del maiale come la testa ( senza cervello ), le cotiche, i zampetti, la lingua, la coda e le orecchie. La mia versione è un pò diversa, visto che debbo comprare la carne preferisco utilizzare il gambone e le cotiche, in questo modo è anche meno grassa. 



Ingredienti
uno gambone
un paio di cotiche
foglie di alloro
peperoncino piccante
aceto di vino bianco
sale qb
Preparazione
Raschiate per bene il gambone e le cotiche e poi teneteli a bagno in acqua fredda per un paio d'ore. 


Quindi metteteli a bollire in un capiente pentolone con abbondante acqua salata e qualche foglia d'alloro fino a quando la carne non si staccherà dall'osso ( ci vorranno all'incirca 2/3 ore ).


Togliere la carne dal brodo ( che schiumerete ) e tagliatela a pezzettini scartando i frammenti di ossa.



 Filtrate il brodo e misuratelo, calcolando che per ogni due parti di brodo ne occorrerà una di aceto. Versate aceto e brodo in un recipiente, ponetelo sul fuoco, aggiungete il peperoncino, l'alloro e un pò di sale. Quando il brodo sarà bollente, spegnete,  assaggiate e, se fosse necessario, aggiungete altro sale e aceto. Quindi versatelo sulla carne  e sistemate il composto in contenitori di vetro.



 Se necessario versate altro brodo e un'altra spolverata di peperoncino. Lasciate raffreddare la gelatina e poi conservatela in frigo.
Ed eccola pronta da gustare, l'aspetto è gelatinoso e il gusto leggermente piccante.


Adesso andiamo a vedere cosa si gusta nella Sagra del maiale del nostro gruppo



Valle d'Aosta: I salumi valdostani derivati dal maiale
  Friuli-Venezia Giulia: Salam tal aset 
 Veneto:  NON PARTECIPA
 Lombardia: Cassoeula lodigiana
 Liguria: cardi in ta poela  
  Emilia Romagna: Pancetta piacentina dop su crostoni di polenta 
 Toscana: Suino maiale porco: grufolando dal passato al presente, fra parole, ricette e salumi toscani
 Marche: non partecipa
 Umbria: Fegatelli di maiale arrosto:
 Abruzzo: Il maiale : Tour gastronomico:
 Molise: Lesconda maritèta
 Lazio: non partecipo
 Campania: Salsiccia di Polmone 
 Basilicata: Maiale con peperoni sott'aceto
 Puglia: Salsiccia a punta di coltello con cime di rape stufate http://breakfastdadonaflor.blogspot.com/2015/01/cucina-pugliese-salsiccia-punta-di.html
Sicilia: Suino nero in crosta di pistacchi
 Sardegna: Non partecipa

Zippuli salati ( zeppole salate )

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Le zeppole solo un piatto tipicamente invernale ( anche se ormai si preparano tutto l'anno ) e non possono mancare sulla tavola di noi calabresi soprattutto durante il periodo natalizio. E' un impasto lievitato di farina e patate che poi viene fritto che può essere sia dolce che salato. Anche se a gustarle calde, e parlo di quelle salate, sono di una bontà unica, il giorno dopo sono ancora più buone e possono essere consumate al posto del pane. Quindi non se ne prepara un Kg, ma diversi Kg  perchè bisogna tenerne una scorta per la famiglia e bisogna regalarne anche a parenti e vicini di casa. E allora a ragione possiamo dire che le zeppole sono sinonimo di condivisione: si condivide il gustoso consumo e si condivide pure la preparazione. E come potrebbe essere diversamente! Una "comare" prepara la forma e butta la zeppola nell'olio fumante, un'altra controlla la cottura  e i più piccoli fanno da corriere da una casa all'altra. Sono giornate indimenticabili che sanno di convivialità e di calore. Peccato doverle perderle!

Ingredienti
1 Kg di farina 00
3 patate medie
1 cubetto di lievito di birra
sale qb
acqua qb
acciughe sotto sale
olio per friggere
Preparazione
La sera prima fate un lievitino con 250 gr di farina, il lievito di birra e acqua qb per avere un impasto piuttosto liquido. Lasciate lievitare a temperatura ambiente per tutta la notte. L'indomani mattina fate bollire le patate e dopo averle sbucciate passatele  nello schiacciapatate. Ora iniziate a formare l'impasto: in una ciotola capiente versate la farina, formando la classica fontana, aggiungete le patate, il lievitino, un pò d'acqua e un pizzico di sale. Amalgamate i tutto, impastando energicamente con le mani. Se serve aggiungete altra farina, ma ricordate che l'impasto deve essere piuttosto molle ed appiccicoso. A questo punto si può dividere l'impasto a metà e  aggiungere in una parte  delle acciughe sott'olio diliscate.


 Le ciotole vanno poi coperte con un canovaccio e tenute al caldo, possibilmente avvolte con delle coperte. Ci vorranno un paio d'ore per la lievitazione.


 A lievitazione avvenuta, prendete un padella abbastanza profonda, versatevi abbondante ( le zeppole debbono galleggiare ) olio di semi e friggete le zeppole in olio caldo ma non bollente. Vi ricordo che l'impasto va modellato a forma di ciambella: per fare ciò bisogna inumidirsi le mani leggermente con acqua, staccare piccoli pezzi d'impasto e con il pollice e l'indice della mano destra formare una pallina che poi con tutte e due le mani verrà modellata.



 Friggete poche zeppole alla volta e  giratele spesso su se stesse per facilitarne la cottura. Quando saranno dorate toglieteli dall'olio e poneteli su carta assorbente e poi in un vassoio. Servitele calde, con un buon bicchiere di vino,  formaggi  e salumi vari.








Cornetti integrali

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Fare colazione in casa, rilassate comodamente sul divano con un fragrante cornetto caldo, credo faccia piacere a tanti. Ma non è sempre possibile, i ritmi super veloci della vita odierna non ce lo permettono. Però se riuscissimo a preparare i cornetti in casa, soprattutto la domenica, sicuramente potremo farlo. Forse non saranno sfogliati come quelli del bar, ma saranno ugualmente buoni, con un punto in più: la soddisfazione di averli fatti con le proprie mani.  I miei cornetti, preparati con la farina integrale hanno un gusto decisamente rustico, vista la presenza anche dello zucchero di canna e dell'olio; sono soffici, sostanziosi  ed anche molto profumati.
La ricetta, qualcosa in più o qualcosa in meno, è quella che gira sulla rete.

Ingredienti
200 gr di farina manitoba
300 gr di  farina integrale
80 gr di zucchero di canna
50 ml di olio evo
150 ml di latte
2 uova
3 cucchiai di miele di bergamotto
un cubetto di lievito di birra da 25 gr
un pizzico di sale.

Per pennellare
 latte

Marmellata di vari gusti, io di agrumi misti.
Nutella

Preparazione
Sciogliete il lievito di birra in 50 ml di latte tiepido, tolti dal totale.
Versate in una ciotola le farine, unite il lievito di birra sciolto, lo zucchero, le uova, il miele, il sale e il latte poco alla volta. Amalgamate tutti gli ingredienti e impastate fino ad ottenere un impasto morbido ed elastico che non si appiccichi alle mani. Fatelo lievitare in un luogo caldo fino a quando sarà raddoppiato il volume ( io nel forno con la lucina accesa ). Riprendete l'impasto, infarinate il piano di lavoro e stendete la pasta un pò spessa. Datela una forma circolare e ricavate dei triangoli isosceli che avvolgerete su se stessi iniziando dalla base.


Spennellateli con il latte e fateli lievitare per 1 ora ancora su una teglia rivestita di carta forno.


 Cuoceteli a 180° per 20 minuti circa nel forno preriscaldato. Tolti dal forno li potete farcire con la Nutella oppure, come ho fatto io, con marmellata di agrumi. Una spolverata di zucchero al velo e sono pronti per essere gustati.






Pruppetti cu u sucu

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L'Italia nel piatto    2 Febbraio: ricette di Carnevale della tradizione



Come ogni festa che si rispetti, anche il Carnevale ha il suo ricettario di pietanze tipiche, dagli antipasti ai dolci. Questo è il menu di Carnevale in Calabria:

Proppetti cu u sucu ( polpette di maiale al sugo )
Pitta cu i ciculidi ( pitta con i ciccioli )
Sangunazzu grossu ( sanguinaccio )

 Piatti preparati principalmente con la carne di maiale, perchè secondo la tradizione, Carnevale si trovava subito dopo il periodo di preparazione degli insaccati e preparati di carne di maiale. Non è un caso, quindi, che il martedì grasso era ed  è usanza portare in tavola una bella "tiana" di polpette. E' il piatto che indica, secondo la cultura contadina, l'addio alla carne prima dell'inizio della Quaresima. E cosi, un  tempo, per prepararsi degnamente a tale periodo di rinunce e digiuni per la purificazione dell'anima,  la serata del martedì era dedicata ad una bella abbuffata di polpette. Iniziavano "i mascherati", ragazzi che, indossati abiti vecchi e maschere di cartone, si recavano in tante case del paese e una volta entrati, dopo vani tentativi di riconoscimento, potevano consumare un gustoso piatto di polpette. La serata finiva infine con il  funerale  di "nannu Carnalavari" , morto per un'indigestione dovuta alle troppe polpette mangiate. Al suo fianco,stravolta dal dolore, piangeva disperatamente, strappandosi i capelli, sua moglie Corajisima ( Quaresima). Rituali, questi  ormai scomparsi o ridotti a feste popolari per rivivere i momenti più significativi della nostra storia. Erano comportamenti che permettevano al popolo la possibilità di estraniarsi dalla realtà quotidiana, anche se per un tempo limitato e di dimenticare convenzioni e ruoli sociali. In un tempo in cui ci si nutriva con alimenti di fortuna e l'approccio con la carne avveniva solo in qualche festa comandata, le abbuffate del martedì grasso rappresentavano le aspirazioni di un popolo logorato dalla miseria.
Adesso le polpette al sugo si preparano in qualsiasi periodo dell'anno, ma a Carnevale acquistano certamente un significato in più e pertanto vanno cucinate seguendo i rituali delle nostre nonne: tiana di terracotta, salsa di pomodoro casareccia e cottura lenta. Siamo all'antitesi con la frenetica vita moderna.

Ingredienti
500 gr di carne di maiale tritata una sola volta
( un tempo la carne veniva tagliata dapprima con il coltello e poi triturata con una piccola mannaia )
 pane casereccio raffermo qb
50 gr di formaggio pecorino grattugiato
2 uova
prezzemolo
aglio
sale qb
1 l. di salsa di pomodoro
olio evo

Preparazione
Scavate con le mani il pane tirando via tutta la mollica, riducetela in briciole, ammollatela e strizzatela bene.
In una ciotola mettete insieme la carne, il pane ammollato, le uova, il sale, prezzemolo e aglio triturati finemente e il pecorino. Amalgamate con le mani gli ingredienti per ottenere un impasto morbido e compatto. Se fosse un pò asciutto aggiungete un mestolo di sugo e non uova, altrimenti le polpette saranno dure. Assaggiate per controllare la sapidità e fate riposare l'impasto per una buona mezz'ora. Preparate poi le polpette a forma di palline di media grandezza.




Preparate il sugo: fate soffriggere uno spicchio d'aglio in abbondante olio evo dentro la " tiana ", aggiungete la salsa di pomodoro, un bicchiere d'acqua e il sale. Quando il sugo è in ebollizione, abbassate la fiamma e mettete le polpette che dovranno essere immerse nel sugo. Lasciate cuocere a fiamma bassa per trenta minuti circa e fate molta attenzione quando mescolate.




Le polpette sono pronte da gustare! Il sugo che rimane può essere utilizzato per condire dei maccheroni.




Ed ecco il menu  completo


Pitta cu i ciculidi

Sangunazzu grossu (qui )
 




Andiamo adesso a vedere cosa bolle in pentola nelle altre cucine

Trentino-Alto Adige:  Frittelle di mele trentine
  Friuli-Venezia Giulia: Rafioi o ravioli di Carnevale
 Veneto: Lattughe e frigole de carneval 
 Lombardia: Chiacchiere milanesi
 Liguria: Bugie 
  Emilia Romagna:Tagliatelle dolci fritte 
 Toscana: Berlingozzo di Lamporecchio
 Marche:
 Umbria: Strufoli
 Abruzzo: Cestini di Cicerchiata 
 Molise: Migliaccio molisano
 Lazio: Fregnacce 
 Campania: 
Sanguinaccio con il sangue di maiale
 Basilicata: Polpette di pane e patate 
 Puglia: A Farnedd
 Calabria:  Pruppetti cu u sucu
 Sicilia: Il cannolo 
 Sardegna:


Biscotti morbidi al gusto d'arancia

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In Toscana sono cantuccini, da noi sono piparelle  o semplicemente biscotti alle mandorle, se queste sono presenti. Ma per il momento ho abbandonato la frutta secca, visto l'uso  o forse l'abuso che ne ho fatto nel periodo natalizio. E allora ho preparato questi profumatissimi biscotti che originariamente dovevano essere fritti. Non che non ami la frittura, tutt'altro, però l'impasto mi era venuto un pò morbido e allora ho seguito la preparazione dei biscotti alle mandorle. Il risultato è stato soddisfacente: un biscotto morbido, goloso e ricco di frutta.

Ingredienti
500 gr di farina 00
100 gr di zucchero
4 uova medie
200 ml di succo d'arancia
una bustina di lievito
marmellata d'arancia homemade
scorza di un'arancia
olio per friggere
zucchero a velo

Preparazione
In una ciotola versate la farina, il lievito, lo zucchero, le uova e il succo d'arancia. Impastate fino ad avere un composto omogeneo ( se necessario aggiungete più farina ). Create una palla e fatela riposare per 30 minuti coperta da un canovaccio.


 Stendete poi l'impasto con il mattarello in una sfoglia rettangolare. Spalmate sulla sfoglia un velo di marmellata e poi grattugiatevi la scorza dell'arancia. 


Arrotolate sigillando le estremità per impedire che fuoriesca il ripieno.


 Trasferite i filoncini su una placca rivestita con carta forno e infornate a 180° per 20 minuti circa. Trascorso questo tempo estraete i filoncini dal forno, fateli raffreddare leggermente, tagliateli in fette omogenee  e rimetteteli in forno a 170° per 10/15 minuti. Una volta estratti spolverizzateli con zucchero a velo. 




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