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Pitta rustica " cu i ciculidi "

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Oggi è giovedì grasso e come da tradizione ho preparato la pitta rustica con i " ciculidi ", un classico piatto della cultura contadina.  I " ciculidi " o ciccioli come vengono chiamati altrove, un residuo della lavorazione del grasso di maiale, si uniscono alla pasta del pane e danno alla pitta un sapore unico e inconfondibile.  Assaggiai la prima volta questa pitta dalla signora Paola, una donna originaria di Tiriolo, che mi prestò per una recita carnevalesca il suo costume di " pacchiana " . Il giorno che l'andai a trovare ricordo che stava sfornando il pane e queste pitte. Il profumo indescrivibile e la fraganza unica mi hanno letteralmente conquistata, tanto che da allora , in questo periodo,la pitta con i  ciculidi non manca mai sulla mia tavola, sia semplice come quella che posto oggi che ripiena ( qui ). Certamente i ciccioli sono un alimento ipercalorico, ma uno strappo alla dieta ogni tanto si può fare e poi con il freddo di questi giorni vanno proprio a braccetto.

Ingredienti
500 gr di semola di grano duro
1/2 cubetto di lievito di birra
200 gr di ciculidi
3 cucchiai di olio evo
sale qb.
acqua qb

Preparazione
Mettete la farina in una ciotola, unite l'olio, il lievito sciolto  in acqua tiepida e mescolate brevemente;  aggiungete un pizzico di sale e altra acqua  e impastate fino ad ottenere un impasto liscio ed omogeneo. Mettete il panetto a lievitare fintanto che non raddoppia di volume (io l'ho lasciato per tutta la notte ).


Dopo la lievitazione aggiungete i ciculidi, amalgamate bene e rimettete l'impasto a lievitare nuovamente.



Dopo di che stendetelo con le mani in una teglia unta in uno strato sottile e infornate a 200° per 20/30 minuti in forno già caldo.


La pitta sarà pronta quando la sua superficie sarà dorata. La crosta esterna croccante racchiude un cuore morbido che si scioglie in bocca.




Potete consumare la pitta sia da sola che accompagnata con salumi e formaggi, calabresi naturalmente! Non me ne vogliate.






Zuppa di fagioli, zucca gialla, funghi e borragine

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La saggezza culinaria contadina  è stata sempre un valido supporto per affrontare il gelido inverno. C'è stato un tempo infatti in cui i nostri antenati facevano di necessità virtù, sopportando gli inverni più freddi con piatti poveri, caldi e nutrienti. Principalmente le zuppe  e i minestroni erano alla base della loro alimentazione. Potevano essere preparati in anticipo in modo da avere la sera, al rientro dal duro lavoro dei campi, un piatto caldo e salutare. E' evidente che i legumi la facevano da padrone, giacchè ogni famiglia previdentemente li aveva conservati nel momento clou della loro maturazione e raccolta. Aggiungendo ai legumi altri ingredienti, tutti provenienti dall'orto e dai campi,  le nostre antenate riuscivano a preparare dei piatti unici, economici e salutari.
La diversità del territorio calabrese porta logicamente ad una diversità della cucina, infatti zuppe e minestroni li troviamo soprattutto nell'entroterra, lungo la costa ionica è più facile trovare zuppe di pesce o minestroni con verdure di stagione nel periodo estivo. Per questo appuntamento con L'Italia nel Piatto vi propongo un primo molto diffuso nella cucina delle Preserre calabre. Gli ingredienti,  tutti reperibili in questo territorio per fortuna ancora incontaminato, amalgamanti sapientemente danno origine ad un piatto molto nutriente e dal gusto delicato.

Ingredienti
300 gr di fagioli bianchi
200 gr di zucca gialla mondata e tagliata a cubetti
3 funghi porcini ( io surgelati )
foglie di borragine ( almeno una decina )
olio evo
sale qb.
1 carota
1 cipollotto
sedano
fette di pane casareccio abbrustolito
cotiche di maiale ( facoltative )

Preparazione
 Mettete in ammollo i fagioli la sera prima. La mattina seguente lavate i fagioli e metteteli  a cuocere con acqua fredda in un pentolino di coccio  insieme alla carota, al sedano e al cipollotto.


 A fine  cottura, che deve essere lenta, salate. Prelevate un terzo dei fagioli e dopo averli ridotti in purea mischiateli agli altri. Aggiungete i funghi porcini tagliati grossolanamente, la zucca e le foglie di borragine tagliuzzate finemente.  Condite con due cucchiai di olio, regolate di sale e proseguite la cottura per mezz'ora circa. Impiattate aggiungendo un filo di olio a crudo e servite la zuppa con fette di pane abbrustolito.


E per quanti desiderano una zuppa più robusta, a fine cottura si possono aggiungere delle cotiche di maiale precedentemente sbollentate.



PS.  Un pizzico di peperoncino piccante è d'obbligo, ma attenti a non esagerare, come pure con i funghi porcini. Si rischia altrimenti di non " sentire " gli altri sapori.



E adesso, seguitemi nelle altre cucine:

Valle d'Aosta:  Minestra di riso con porri e patate 

Trentino-Alto Adige: La mosa e la trisa
  
Friuli-Venezia Giulia: Jota alla triestina 

Veneto: La panada

Lombardia: La Büseca (Trippa)

Liguria:  carciofi con piselli (articiocche con puisci)  
   
Emilia Romagna: Zuppa di patate DOP di Bologna e polenta con gorgonzola

Toscana: Porrata bianca, ricetta fiorentina del '300

Marche: Zuppa di cicerchia: ricetta tipica delle Marche

Umbria: Smulicata 

Abruzzo:Zucchine e Patate (Chicocce e patane)


Lazio: Minestra di broccolo alla romana 

Campania:'Mbastuocchio vruoccl e rape e fasul

Basilicata: Pasta e patate con peperoni cruschi e ricotta salata

Puglia: Le cecuère salvàgge cu bbrote 

 Sicilia: Macco di fave e finocchietto selvatico




Torta di mele farcita

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La torta di mele è senza dubbio il dolce tradizionale per eccellenza, la torta che sulle nostre tavole non manca mai. Le varianti sono tante, basta aggiungere un aroma oppure arricchire il dolce con altri ingredienti. In questi due anni di vita del mio blog ho postato diverse torte con le mele, però a questa sono molto affezionata giacchè è stata una delle prime torte preparate con il Bimby e la ricetta si trova  infatti in questo vecchio ma sempre utile libro di cucina ( era Gennaio 1992 quando lo comprai ). La farcitura con mele, amaretti e marmellata, rende la torta unica per sapore. Stavolta ho sostituito la solita marmellata agli agrumi con una confettura alle tre bacche comprata a Birmingham. Ancora più gustosa!



Ingredienti
300 gr di farina
1 misurino e mezzo di zucchero (150 gr )
50 gr di burro morbido o margarina
1 misurino di latte ( 1 dl )
2 uova
1/2 misurino  di rum
1 bustina di lievito
3 cucchiai  di marmellata a piacere
8 amaretti
2 mele
uva sultanina ( io no )

Preparazione
Mettere nel boccale uova e zucchero: 30 sec. vel. 2
Aggiungere burro morbido, farina, lievito, rum e latte: 30 sec. vel.4 spatolando.
Imburrare una teglia di 22 cm di diametro e infarinatela; versate metà dell'impasto.
Disponete su di essa gli amaretti sbriciolati, le mele tagliate a fettine sottili e la marmellata. 




Coprite con il rimanente impasto e cuocete in forno caldo a 180° per 20 minuti circa.


Una volta sfornata e fatta raffreddate, spolverizzatela con zucchero a velo.





Roselline integrali con nduja

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Dovete sapere che noi calabresi non amiamo del tutto il bianco, soprattutto sulla nostra tavola. Forse la colpa ( o il merito? ) è di quel sole splendido che riscalda le nostre giornate anche in inverno. E così  nei piatti c'è sempre qualcosa di colorato, anzi di rosso: cipolla, nduja, soppressata, salsiccia, sardella e per finire non dimentichiamo il nostro oro rosso, il peperoncino! E' la nostra,  una gastronomia che dà allegria, buonumore e passione.
La nduja è sicuramente, il più famoso tra i prodotti tipici calabresi. Questo salame- non - salame, oltre ad essere piccantissimo ( per ogni kg di carne ci vogliono 300 gr di peperoncino di ottima qualità ),  ha una consistenza così morbida che neanche dopo la stagionatura diventa dura. Certamente non tutti gradiscono la sua piccantezza  e allora l'abbinamento con la ricotta è ideale, giacchè ne ammorbidisce leggermente il sapore forte. Questi soffici rotolini di pasta di pane, adatti sia per un aperitivo che per un antipasto, sono di una golosità unica e spariscono in un baleno.

Ingredienti
200 gr di farina integrale
100 gr di semola di grano duro
3 cucchiai di olio evo
acqua qb
un pizzico di sale
un cucchiaino di zucchero
mezzo cubetto di lievito di birra fresco

Farcia: 200 gr di nduja, 100 gr di ricotta di pecora, olio evo, 
caciocavallo

Preparazione
Iniziate con la pasta per il pane: sciogliete il lievito di birra in poca acqua tiepida insieme allo zucchero ed unitelo alle due farine che avrete setacciato insieme in una ciotola. Unite l'olio, il sale e l'acqua necessaria per ottenere un impasto omogeneo ed elastico. Mettete a lievitare nel forno con la lucina accesa finchè non sarà raddoppiato di volume.
Intanto preparate la farcia: mescolate la nduja con la ricotta, aggiungendo anche un filino d'olio per renderla più spalmabile.


Una volta che la pasta sarà lievitata, trasferitela sulla spianatoia e stendetela in strisce rettangolari. Ungete la superficie con un pò d'olio, spalmate la nduja, arrotolate e tagliate le girelle ( io ho aggiunto una grattugiata di caciocavallo silano ).




 Sistematele in una teglia rivestita con carta forno e infornate a 200° per 20 minuti circa. Gustatele tiepide. 




Sicci chini cu u sucu

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        2 Marzo: pesci, crostacei e molluschi






Buongiorno a tutti e ben ritrovati con il nuovo appuntamento con l'Italia nel Piatto. Un appuntamento sempre seguito con grande interesse e questa volta, da parte mia, anche con tanto entusiasmo. Eh si, perchè io adoro il pesce, mi piace gustarlo e, perchè no, mi piace anche pulirlo. Soprattutto mi piace il pesce azzurro che una volta abbondava sulle coste ioniche, ma che  ultimamente è quasi scomparso. Abbiamo approfittato della bontà del mare e ora ne paghiamo le conseguenze con una pescosità molto scarsa. Alcuni anni fa quando si andava a pesca di alici o sarde si facevano le mattinate per togliere i pesci dalla rete, tanti ce n'erano. Oggi tutto ciò sembra appartenere al mondo della fantasia.
 Era mia intenzione postare un piatti con pesce azzurro, ma vista l'assenza  ho optato per questo semplice e appetitosissimo piatto che oltretutto mi fa ricordare un piacevole episodio successomi  appena sposata. L'ho scritto tante volte che mio marito è un esperto pescatore, avevano barca e reti varie e insieme al suo papà andavano spesso a pesca. Un giorno mi lasciai convincere e li accompagnai  a pesca di seppie. Mi diedero un lenza e io brava brava  mi sedetti in un angolino della barca ed aspettai. Ad un tratto sentì uno strattone, tirai la lenza, ma non fui abbastanza brava ad afferrare la seppia che si difese con il suo inchiostro. E fu così che mio suocero diventò nero come Calimero. Che divertimento e quante risate!



Ingredienti
4 seppi
2 spicchi d'aglio
prezzemolo
150 gr circa di mollica di pane raffermo
2 cucchiai di pecorino grattugiato
vino bianco
olio evo
sale qb
peperoncino
1 l. di passata di pomodoro

un uovo

Preparazione
Lavate accuratamente le seppie,staccate i tentacoli, sminuzzateli e rosolateli in padella con un cucchiaio d'olio e uno spicchio d'aglio.




Trasferiteli, quindi, in una ciotola e unitevi la mollica di pane grattugiata,il pecorino,un trito di aglio e prezzemolo, il sale e un pizzico di peperoncino. A questo punto aggiungete un filo d'olio e l'uovo per legare il composto. Riempite le sacche e chiudetele con degli stecchini oppure cuciteli con ago e filo.




 Fate imbiondire in un tegame, possibilmente di coccio, uno spicchio d'aglio e un cipollotto tritato con abbondante olio, aggiungete le seppie. Sfumatele con il vino bianco e quando le seppie cominciano ad attaccarsi al fondo aggiungete la passata di pomodoro e un mestolo d'acqua. 



Aggiustate di sale e completate la cottura fintanto che le seppie non saranno cotte e l'olio non verrà a galla.



Infine eliminate il filo bianco, disponete le seppie ripiene in un piatto da portata  spolverizzandole con prezzemolo tritato. La parte rimanente del sugo la potete utilizzare come condimento per un piatto di spaghetti o meglio ancora di trenette.









Adesso andiamo a scoprire i piatti a base di pesce delle altre regioni


Trentino-Alto Adige: NON PARTECIPA
  
Friuli-Venezia Giulia: Sope di pes di Maran

Veneto: Bigoli in salsa di alici

Lombardia: Risotto con filetti di pesce persico

Liguria:  stocchefisce e bacilli 
   
Emilia Romagna: Quadrucci con le seppie
 http://zibaldoneculinario.blogspot.com/2015/03/quadrucci-con-le-seppie.html

Toscana: Seppie in zimino

Marche: Alici arrosto o "a scota det" 

Umbria: Baccalà alla Ceraiola


Molise: Polpette di San Giuseppe

Lazio: Timballo di alici e scarola

Campania: Alici indorate e fritte 

Basilicata: Alici alla scapece

Puglia: Linguine cu suche de pulpe de pète 





Treccia danese ripiena con farina integrale

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Era da un pò che volevo realizzare questa treccia dopo averla vista su tanti blog. Oggi posto la versione salata che ho realizzato con la farina integrale.  E' un lievitato molto versatile, potete farcirlo come volete, io ho riciclato dei fondi di salame e formaggio che avevo in frigo. Lo strutto rende la treccia friabile perciò non sostituitelo con altro. Inutile dire che è venuta morbida e gustosa, è sparita in un baleno.

Ingredienti
300 gr farina integrale
100 gr di farina  di semola 
1 uovo
50 gr di strutto 
1 bustina di lievito secco
un cucchiaino di zucchero
un cucchiaino di sale
50 ml di latte
acqua qb
salame calabrese
pecorino fresco.

Preparazione
Versate in una ciotola le farine, lo zucchero, l'uovo, il lievito, lo strutto, il latte e incominciate ad impastare aggiungendo l'acqua poco alla volta. Il sale ricordate di aggiungerlo sempre alla fine. Lavorate fino ad ottenere un panetto morbido ed omogeneo e poi mettetelo a lievitare in in luogo tiepido coperto. Deve triplicare di volume. A lievitazione avvenuta stendete l'impasto sulla spianatoia con il mattarello, ritagliate le strisce e farcite.


 Ripiegate prima i due bordi dell'estremità e poi intrecciate.


 Spennellate con il latte e fate lievitare ancora per 40 minuti circa. Infornate in forno già caldo a 200° per 20/30 minuti circa.





Brodetto di granchio

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Fa di nuovo freddo e allora non c'è di meglio che mettere in tavola una bella minestra calda e saporita.  E visto che in assoluto preferisco il pesce alla carne, vi presento la zuppa che ho preparato l'altra sera e che ha un unico ingrediente: i granchi. E' un piatto semplice, economico, ma molto prelibato, l'unico inconveniente è riuscire a trovare questi crostacei. Certamente potete rivolgervi al vostro pescivendolo di fiducia, l'ideale sarebbe comunque aspettare sulla spiaggia qualche barca di ritorno da una notte di pesca: dei granchi di sicuro sono rimasti attaccati alla rete e i pescatori generalmente li regalano. Un altro inconveniente ( se possiamo chiamarlo così ) è che i granchi vanno cucinati subito, perchè si deteriorano facilmente. E allora, armatevi di santa pazienza e di tanto coraggio... dovete pulirli mentre ancora le zampette si muovono!
Ingredienti
8/10  granchi
uno spicchio d'aglio
prezzemolo
1 pomodoro pelato
olio evo
sale qb
spaghettini tagliati



Preparazione

Pulite bene i granchi, lavateli e metteteli in una pentola dai bordi alti nella quale avrete fatto imbiondire lo spicchio d'aglio e il prezzemolo. Fate cuocere a fuoco moderato per qualche minuto, poi unite il pomodoro ( a me la zuppa non piace rossa, ma questo è gusto personale ), un litro d'acqua e il sale. Fate cuocere per almeno 30 minuti a fiamma bassa e con il coperchio. Filtrate il brodo, riportatelo  a bollore, versate la pasta e finite di cuocere. 
Volendo potete utilizzare il brodo anche per inzupparci crostini di pane abbrustolito.



Wurstel in pasta brioches ed altro

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Ecco una ricettina davvero molto sfiziosa. Avevo preparato già diverse volte a fare questi panini con la pasta sfoglia ( comprata ),   ma mai con un impasto   tipo brioches. E il risultato è stato molto soddisfacente. Morbidi e appetitosi sono piaciuti tantissimo a tutti,grandi e piccini.

Ingredienti
500 gr di farina di grano tenero
un cubetto di lievito di birra fresco
125 ml di acqua tiepida
150 gr di burro
3 uova
un cucchiaino di sale
salsiccia
provola
wurstel grandi
1 uovo + latte per spennellare.

Preparazione
Setacciate la farina in una ciotola e formate al centro una fontana.Sbriciolate dentro il lievito di birra e scioglietelo con l'acqua. Mescolate per incorporare tutta la farina e mettete a lievitare l'impasto per un'ora. 


Sciogliete il burro e fatelo sciogliere, sbattete pure le uova e aggiungetele all'impasto insieme al burro e al sale. Mescolate gli ingredienti con un mestolo e poi lavorate l'impasto con le pani. Coprite con un canovaccio e fate lievitare ancora.


Dividete poi la pasta in tante palline che appiattirete con le mani, al centro posizionate i wurstel oppure il salame con il formaggio. Adagiate i panini su una teglia ricoperta con carta forno e lasciate lievitare altri 20/30 minuti, infine spennellateli con un uovo e il latte e cuocete in forno caldo a 200° per 20 minuti circa.



 Appena iniziano a dorarsi sulla superficie, estraete i panini dal forno, fateli raffreddare e gustateli.




Torta campagnola

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L'Italia nel piatto -  16 Marzo: Torte rustiche dolci / Dolci da credenza

Ho trovato qualche difficoltà per quest'appuntamento, giacchè aldilà del pan di spagna che mia mamma e mia nonna preparavano spesso, non ricordavo altre torte da credenza. D'altronde i dolci calabresi hanno spesso un significato rituale legato alla festa del patrono e alle varie feste liturgiche che venivano offerti nel passato come un mezzo di saluto ed erano esposti nelle fiere paesane. Rappresentavano certamente la vita rurale contadina per i pochi e genuini ingredienti utilizzati, ma a pensarci bene la povertà imperante nella maggior parte della popolazione non permetteva il consumo di dolci. Si lavorava unicamente per un " tozzo di pane e companatico ". Per assaggiare il gelato si aspettava che nevicasse, per poi insaporire la neve con mosto cotto oppure succo di arancia e limone. Lo zucchero era sconosciuto mentre il miele era abbastanza diffuso, ma non circolava tra i contadini poveri e chi lo possedeva lo conservava per la pignolata a Natale.
Il dolce della domenica era pura fantasia per i più, però cosa non fa una mamma per la felicità dei propri figli! Ecco quindi questa torta campagnola, trovata in uno dei miei vecchi libri di cucina calabrese, preparata con pochissimi ingredienti...tutti a portata di dispensa. Il lievito è un'aggiunta recente, una volta si usava l'ammoniaca e il cremor tartaro facilmente reperibili nelle farmacie.

Ingredienti
300 gr di farina
150 di zucchero
2 uova
una tazzina da caffè di olio
il succo di mezzo limone
la scorza grattugiata di un limone
2 tazzine di latte
una bustina di lievito

Preparazione
Sbattere in una ciotola  i due tuorli con lo zucchero, unire il succo e la scorza del limone, l'olio, la farina e il latte. Amalgamate il tutto fino ad ottenere un impasto soffice. Incorporate delicatamente le due chiare montate a neve ed infine il lievito. Versate l'impasto in una tortiera imburrata e infarinata e passate in forno già caldo a 180° per 30/40 minuti. Dopo averla sfornata spolverizzatela con zucchero a velo.






Ed ora  prepariamoci a gustare le dolci specialità delle altre regioni.


Trentino-Alto Adige:  Torta Rosengarten
 Friuli-Venezia Giulia: Crostata con la zucca 
 Lombardia: La Torta Bertuldina
 Veneto: Focaccia veneta
 Liguria:  torta d'amandoe e cacavou  
 Emilia Romagna: La pinza
 Lazio: Maritozzi quaresimali 
 Toscana: Berlingozzo fiorentino e pratese
 Marche: La ciaramilla marchigiana
 Abruzzo: Le Pizzelle
 Umbria: Torta al limone 
 Basilicata: Pane semidolce - il puccillato di Castelluccio
 Campania: Torta Caprese
 Puglia: Torta Pasticciotto
 Sicilia: Le cassatedde ragusane



Pitta china con verdure

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Per noi calabresi è un vero must, ci siamo affezionati particolarmente dato che la prepariamo e cuciniamo da tantissimo tempo, per non dire da secoli. E nel territorio vibonese ogni anno, nel periodo estivo, molteplici sono le sagre la cui protagonista indiscussa è proprio questa appetitosa pietanza, il cui ripieno varia a secondo della zona in cui viene preparata. L'importante è che gli ingrediente siano di qualità. In passato ho postato altre pitte ( qui e qui ), oggi è la volta di questa con un ripieno a base di verdura.

Ingredienti
300 gr di farina di grano duro
200 di farina di grano tenero
50 ml di olio evo
mezzo cubetto di lievito di birra
acqua qb
sale qb

Ripieno: Bieta e  cimette di rape lessate,  alici sott'olio, olive nere,olio evo, pecorino fresco, aglio e peperoncino dolce o piccante.

Preparazione
In una ciotola capiente miscelate le due farine, unitevi il lievito sciolto precedentemente in un pò di acqua tiepida e iniziate a mescolare. Versate anche l'olio, il sale  e poco alla volta altra acqua. Amalgamate il composto, lavorandolo per almeno 10 minuti fino ad avere un panetto liscio e omogeneo. Coprite la ciotola con pellicola trasparente e mettete in frigo per 10/12 ore. Trascorso questo periodo lavorate il panetto e fate lievitare per ancora due ore in un luogo tiepido.
Intanto fate rosolare in una padella la verdura con l'olio e uno spicchio d'aglio che poi eliminerete. Stendete l'impasto in due sfoglie, su una versate la verdura rosolata, le alici diliscate, le olive snocciolate il peperoncino e il pecorino grattugiato. Ricoprite con l'altra sfoglia, bagnate con le mani unte d'olio la sua superficie ed infine infornate a 200° per 20/30 minuti. Prima di mangiarla fate riposare la pitta per un pò, ne guadagnerà in morbidezza e sapore.






Colomba di Pasqua

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 Ed eccoci qua già a pensare alla Pasqua. Sicuramente nessuno di noi ha dubbi sui dolci da preparare, giacchè Pasqua significa soprattutto uova, pastiera e colomba, senza parlare poi dei tanti dolci della tradizione regionale. Quest'anno mi sono proposta di preparare la colomba anche se ai miei non piace molto, però era un'esperienza che volevo fare: creare qualcosa con le tue mani non ha prezzo. E così ho approfittato di una grigia giornata, più autunnale che primaverile, per mettermi alla prova. Ho impiegato in tutto quasi 9 ore ed ho utilizzato il lievito di birra al posto del lm. In questo modo è più facile tenere sotto controllo la lievitazione e il risultato è più facilmente assicurato. La preparazione non è comunque semplice, bisogna avere pazienza e seguire con attenzione tutti i passaggi.
Io ho seguito la ricetta di un vecchio giornale di dolci, ma ho visto la stessa ricetta su tanti blog. La prossima volta aumenterò lo zucchero, mi piace più dolce.

Ingredienti per due stampi da 500 gr

600 gr di farina manitoba
100 ml di latte
200 gr di burro
150 gr di arancia e cedro canditi
150 gr di zucchero
2 uova intere più 3 tuorli
15 gr di birra
scorza di un limone e di un'arancia
il succo di un'arancia

Per la glassa
1 albume. mandorle non sbucciate, granella di zucchero,un cucchiaio di zucchero a velo.

Preparazione
Con 100 gr di farina, il lievito e poca acqua tiepida fate un impasto, lavoratelo a forma di palla, fate un taglio a croce e immergetela in acqua tiepida per circa 30 minuti, fintanto che non si gonfi.





 In una ciotola mettete la farina rimasta, le uova, metà dose di burro, lo zucchero, il succo d'arancia, le scorze degli agrumi grattugiate, un pizzico di sale e il latte tiepido. Unite la palla lievitata ed impastate fino ad avere un composto sodo.



Lasciate lievitare, poi lavorate nuovamente l'impasto unendovi metà del burro rimasto. Copritelo e fate nuovamente lievitare.
 Lavorate ancora l'impasto aggiungendo il burro rimasto e i canditi. Disponetelo quindi  in uno stampo a forma di colomba e lasciatelo lievitare coperto per 30/40 minuti.




Sbattete due bianchi d'uovo con 50 gr di zucchero a velo, spennellate la colomba, aggiungendo le mandorle e i granelli di zucchero e mettete in forno a 190° per 10 minuti.
Coprite poi la colomba con un foglio di carta d'alluminio e lasciate cuocere per altri 25/30 minuti  a 170°, fino a cottura ultimata.




Una volta sfornata, fatela raffreddare e ...gustatela.





Braciolone ripieno

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Il braciolone ripieno è il secondo piatto per eccellenza della tradizione calabrese. Appartiene senz'altro ai piatti poveri in quanto preparato con ingredienti che qualsiasi massaia aveva a disposizione. L'unica ricchezza era data dalla carne che si era un lusso per i più. Era pertanto il piatto della festa ed ancora oggi mantiene questo primato. Mia mamma lo prepara ancora, ben ripieno di sapori nostrani e immerso poi nel sugo che deve cuocere piano piano e a lungo. Nonostante la sua bontà non è un piatto che preparo spesso, i ritmi della vita moderna non lo permettono, però in vista delle feste mi  organizzo per la sua preparazione.

Ingredienti
2 belle fette di vitello
2 uova sode
soppressata a fette
pecorino fresco
mollica di pane raffermo
pecorino calabrese grattugiato
parmigiano grattugiato
un bicchiere di vino rosso
aglio
prezzemolo
1 cipolla
 2 l. di salsa di pomodoro

1 uovo
sale qb
olio evo.

Preparazione

In una ciotola mettete la mollica del pane, ammorbiditela con un pò d'acqua e poi unite un pizzico di sale, una manciata di pecorino grattugiato, una manciata di parmigiano grattugiato, 1 uovo e prezzemolo e aglio triturati finemente. Amalgamate il tutto. Stendete adesso le due fette di carne sovrapponendole leggermente, ricopritele con le fette di soppressata, sopra distribuite la mollica di pane e finite con le uova sode e le fette di formaggio. 


Arrotolate e chiudete con gli stecchini.


 In una pentola capiente versate l'olio e la cipolla, fate soffriggere lentamente.Unite il braciolone e fate rosolate  da tutti i lati per dieci minuti circa, poi versate un bicchiere di vino rosso e lasciatelo evaporare. Unite quindi la salsa, salate e continuate la cottura fintanto che il braciolone non sarà cotto.


Prima di servirlo togliete gli stecchini e tagliatelo a fette. Volendo potete utilizzare il sugo per condire della pasta.





La pastiera

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La pastiera e' un antico dolce della tradizione pasticcera napoletana, preparato nel periodo pasquale. Senza essere smentiti possiamo affermare che è l'emblema di Napoli e la sua fama  è ormai diffusa in tutta Italia. Come ogni dolce legato alla tradizione, anche la pastiera conosce diverse varianti: c'è chi unisce alla ricotta semplici uova sbattute, c'è chi raccomanda di mescolarvi della crema pasticcera. La seconda versione appartiene a mia mamma. Le sue pastiere sono morbide e cremose, profumate e perfette nella cottura. Io, logicamente, propendo per la prima. E la preferisco ricca di canditi, infatti alla fine li distribuisco anche negli spicchi. Quest'anno l'ho preparata in anticipo così la posso gustare meglio.
La mia ricetta proviene da un manuale di pasticceria napoletana regalatomi tanti e tanti anni fa da un napoletano verace che ricordo sempre con tanto affetto.

Ingredienti
Per la pasta frolla: 
300 gr di farina
150 gr di sugna
150 gr di zucchero
1 uovo intero e 2 tuorli
mezza bustina di lievito ( facoltativo )

Per il ripieno:
200 gr di grano ammollato
4 dl di latte
un cucchiaio di sugna
350 gr di ricotta di pecora
300 gr di zucchero
5 uova
2 limoni
acqua di fior d'arancio ( io limoncello )
cedro e arancia candita, circa 100 gr
zucchero a velo.

Preparazione
Mettete a cuocere, a fuoco basso, il grano con il latte, la sugna e le scorze di un limone, fino a quando il grano non apparirà sfatto. Passate la ricotta al setaccio e mescolatela con lo zucchero, aggiungete 5 tuorli e 3 bianchi montati a neve ben ferma, la scorza grattugiata dell'altro limone, il limoncello e i canditi. Appena il grano si sarà raffreddato ( io lo preparo il giorno prima ) unitelo alla crema di ricotta e mescolate.
Preparate la pasta frolla e fatela riposare per un'ora in frigo. Foderate poi con una parte  uno stampo imburrato e infarinato di 28 cm. Riempite con il ripieno e con la rimanente pasta formate delle strisce che disporrete a croce di Sant'Andrea sul ripieno. Mettete in forno a 180° per 50/60 minuti  fino a quando la pastiera si sarà colorita. Fatela raffreddare e spolverizzatela con zucchero a velo.









Come abbinamento vi suggerisco un vino liquoroso, io preferisco il Greco di Bianco.

Riganella

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L'Italia nel piatto               2 Aprile: ricette pasquali






E per questo appuntamento il tema non poteva essere diverso, siamo nella Settimana Santa e già nelle nostre cucine si respira una dolce e golosa aria. Questa volta voglia farvi conoscere un dolce appartenente ad una delle minoranze linguistiche che vive nella mia terra: la comunità Arbereshe. 
La Riganellaè un dolce del rituale pasquale, tipico di queste comunità d'origine albanese che si sono integrate secoli fa in varie zone del meridione, a seguito delle persecuzioni turche e ottomane.  Gli arbereshe calabresi  rappresentano la popolazione più numerosa tra quelle stanziatasi in Italia, sono infatti 35 i comuni divisi tra le province di Cosenza, Crotone e Catanzaro. Gli arbereshe parlano correttamente la lingua albanese,  celebrano le funzioni liturgiche bizantine in greco e mantengono la suggestiva simbologia orientale con antichi gesti e canti in greco e albanese, con i paramenti sacri ortodossi, le sacre icone, i mosaici e le iconostasi. Ma il patrimonio culturale arberesche si manifesta anche nella gastronomia. L'arte culinaria segue di pari passo il calendario liturgico bizantino, tracciando così un vero itinerario gastronomico, abbinando ai riti e alle tradizioni popolari particolari pietanze. E così a Pasqua  accanto ai dolci decorati con uova, simbolo di fecondità e rinascita, come i Kulaçi e i çiçi troviamo la Riganella, la cui origine sembra essere del periodo tardo medioevale. Secondo il rito bizantino la preparazione avviene il giovedì santo e la sua consumazione solo dopo il mezzogiorno del sabato. Nel rituale religioso, la forma della Riganella, a spirale, simboleggia il concetto di rigenerazione ciclica della vita, molto diffusa nell'iconografia bizantina. Il nome Riganella si deve invece alla presenza di un ingrediente piuttosto insolito nelle ricette dolciarie, l'origano, un erba aromatica molto diffusa nel bacino del Mediterraneo.

Ingredienti
4 uova più 1 per spennellare
1 bicchiere ( di plastica ) di olio evo
1 bicchiere di vino liquoroso ( io Greco di Bianco )
1 bicchiere di zucchero
1 bustina di lievito
farina qb
olio e zucchero per cospargere la pasta.

Ripieno: 200 gr di uva passa, 200 gr di noci, 2 pizzichi di origano, una tazza di olio evo, 3 cucchiai di zucchero.

Preparazione
Unire alle uova in una ciotola lo zucchero, il vino liquoroso, l'olio, il lievito e farina quanto ne prende. Dovrete ottenere un panetto morbido ed elastico. Fate riposare per 30 minuti circa.




 Intanto preparate il ripieno: mescolate l'uva passa con le noci tritate grossolanamente, l'olio, l'origano e lo zucchero.



 Staccate un pezzo di pasta e foderate il fondo di una tortiera di 24 cm imburrata e infarinata




Con il resto della pasta realizzate delle strisce larghe circa 4 cm. Cospargete ogni striscia con olio, zucchero e ripieno, poi arrotolate e adagiate il salsicciotto ottenuto sulla base formando una spirale.




 Spennellate il dolce con un uovo sbattuto ed infornate a 180° per 20/30 minuti, fintanto che la superficie non sarà dorata.






Una volta sfornata spolverizzate la Riganella con zucchero a velo e gustatela con un buon bicchiere di passito.






E adesso andiamo a conoscere altre buonissime ricette pasquali


Valle d'Aosta: Frittata di patate e ortiche
http://www.atuttopepe.ifood.it/2015/04/frittata-di-pa…sta-nel-piatto.html
 Trentino-Alto Adige:  Fiadoni Trentini 
http://www.afiammadolce.ifood.it/2015/04/fiadoni-trentini.html
 Friuli-Venezia Giulia: Pinze triestine
http://ilpiccoloartusi.weebly.com/litalia-nel-piatto/pinze-triestina-per-litalia nel-piatto
Lombardia: La colomba pasquale 
http://kucinadikiara.blogspot.com/2015/03/la-colomba-pasquale.html
 Liguria:  tagliolini al sugo di carciofi  
http://arbanelladibasilico.blogspot.com/2015/04/litalia-nel-piatto-le-ricette-di-pasqua.html
 Emilia Romagna: Pagnotta Pasquale di Sarsina
http://zibaldoneculinario.blogspot.com/2015/04/pagnotta-pasquale-di-sarsina-per.html
 Toscana: Coniglio pasqualino (o in carciofaia)
http://acquacottaf.blogspot.com/2015/03/coniglio-pasqualino-o-in-carciofaia.html
 Marche: I piconi marchigiani http://lacreativitaeisuoicolori.blogspot.com/2015/04/piconi-marchigiani-ricetta-tipica-delle.html
 Umbria: Frittata Pasquale
  http://www.dueamicheincucina.ifood.it/2015/04/frittata-pasquale.html
Abruzzo: :Cuori,Pupe e Cavalli di Pasqua
 http://ilmondodibetty.it/cuoripupe-e-cavalli-di-pasqua.html
  Molise: La Pia: zuppa di grano alla molisana
 http://lacucinadimamma-loredana.blogspot.com/2015/04/la-pia-ovvero-zuppa-di-grano-molisana.html
 Lazio:  Vignarola http://beufalamode.blogspot.com/2015/04/vignarola.html
 Campania: Minestra Maritata di Pasqua 
http://www.isaporidelmediterraneo.it/2015/04/minestra-maritata-di-pasqua.html
 Puglia: Taradde ch-u scelèppe
 http://breakfastdadonaflor.blogspot.com/2015/04/cucina-pugliese-taradde-ch-u-sceleppe.html
 Basilicata: Pane di Pasqua salato
http://blog.alice.tv/profumodicannella/2015/04/02/pane-di-pasqua-salato-il-puccillato-di-noepoli/
Sicilia: Le colombine 
http://burro-e-vaniglia.blogspot.com/2015/04/le-colombine.html


Il nostro blog - http://litalianelpiatto.blogspot.it/

foto tratta dal web
In alcuni paesi arbreshe, come Civita e Frascineto, in occasione della Pasqua si svolgono le Valljet, antichi balli in costume tradizionale che rievocano la vittoria contro i turchi.

Hfavi e buhjularu

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16 Aprile: L'Italia nel piatto - ricette primaverili

Chi segue le stagioni di madre natura sa che questo e' il periodo delle fave. Se camminate a piedi o anche in bici per i campi, non potete fare a meno di imbattervi in piccole piantagioni di fave fresche ed io ne ho proprio una piccolissima sotto casa mia! Secondo le nostre povere e antiche radici contadine, le fave sono un ottimo fine pasto. Infatti sulla tavola fa sempre bella mostra di se' un cesta colma di questo legume che viene consumato crudo insieme a fette di pecorino fresco e un buon bicchiere di vino rosso. Ma certamente anche cotte le fave sono ottime. E per questo appuntamento voglio presentarvi un piatto veramente appetitoso nella sua semplicità. Un piatto che oltre alle fave prevede l'utilizzo di un salume tipico calabrese: il guanciale di maiale, che prende nomi diversi seconda delle zone. Da noi e' buhjularu, altrove e' buccularu o vuccularu. Il guanciale si ottiene dalla guancia del maiale  ed e' un prodotto esclusivamente  artigianale.
Ma torniamo alle fave perche' voglio raccontarvi alcune credenze.  Il loro consumo  si pensa risalga al periodo precedente il Diluvio Universale. In età ellenistica le fave, oltre ad essere consumate crude o cotte, venivano usate anche per la panificazione nonostante il parere sfavorevole di alcuni filosofi come Pitagora e Aristotele che le consideravano un cibo malefico in grado di corrompere il corpo e la mente e di provocare sogni osceni. I romani, dal canto loro, le apprezzavano tantissimo, tanto che il gastronomo Apicio nel suo " De Re Coquinaria " ci ha tramandato una serie di ricette.
Adesso lasciamo da parte le credenze, dannose per tutti e principalmente per Pitagora che preferi' farsi uccidere piuttosto che attraversare un campo di fave e andiamo a leggere gli ingrediente di questo gustosissimo primo.


Ingredienti
500 gr di fave senza occhiolino
1 cipollotto
100 gr di buhjularu
sugna ( io olio evo )
sale qb

Preparazione
In un tegame di terracotta versate dell'olio e fatevi imbiondire la cipolla tagliata sottilmente e il guanciale tagliato a bastoncini.



Aggiungete le fave fresche, un bicchiere di acqua tiepida e aggiustate di sale.


 Fate cuocere a fuoco moderato per circa un'ora, fintanto che le fave non saranno cotte. Servitele ancora calde con fette di pane casareccio abbrustolite.







E adesso seguitemi nelle altre cucine

Valle d'Aosta:  Risotto al burro e fiori di rosmarino

Friuli-Venezia Giulia: Asparago bianco del Friuli Venezia Giulia



Liguria:  l'asparago violetto d'Albenga e una ricetta con le uova   http://arbanelladibasilico.blogspot.com/2015/04/litalia-nel-piatto-ricette-e-prodotti.html

Emilia Romagna: Gli agretti con le uova

Toscana: Garmugia


Umbria: Umbricelli con sugo di asparagi selvatici

Abruzzo: Il Carciofo di Cupello

Molise: Piselli casce e ova

Lazio: Carciofi alla romana

Campania:

Puglia: Piselli e carciofi ripieni



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Panini al gusto di pecorino




E' questo un periodo nero, pieno zeppo di impegni scolastici e familiari che mi impediscono di essere presente come vorrei. Non per questo la mia cucina piange, però mi manca il tempo di fotografare e poi postare. Arriveranno comunque tempi migliori. Domenica scorsa ho preparato questi gustosissimi panini al pecorino, che avevo visto in tanti blog. Ho usato però la farina integrale  ed il risultato mi ha talmente conquistata che ho deciso di rifarli. Sofficissimi e gustosi hanno comunque un difetto: spariscono in un baleno.

Ingredienti
400 gr di farina integrale
150 di semola di grano duro
10 gr di lievito di birra
sale un pizzico
150 gr di pecorino calabrese grattugiato
50 ml di olio evo
acqua qb

Preparazione
Sciogliete il lievito in poca acqua tiepida e unitelo alle farine e al pecorino. Iniziate ad impastare e poi unite il sale ( pochissimo perche' il nostro pecorino e' abbastanza saporito ). Lavorate fino ad ottenere un impasto elastico e compatto. Fate lievitare nel forno con la lucina accesa fintanto che non raddoppia di volume.


 A questo punto allargate l'impasto, aggiungete l'olio e lavoratelo nuovamente. Fate lievitare ancora.


 Formate poi dei panini e disponeteli su una teglia. Pizzicate la sommità con la forbice e infornate in forno già caldo a 200 gradi per 20 - 25 minuti.



Pitta ripiena con tonno e cipolle rosse di Tropea

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L'Italia nel piatto: 2 Maggio ...picnic



Per questa uscita ho pensato di realizzare un classico della cucina tradizionale calabrese: la pitta ripiena o più propriamente " a pitta china". Ho già spiegato in altri post il significato del termine pitta, oggi dirò semplicemente che e' una ricetta di riciclo, infatti le nostre antenate quando facevano il pane la preparavano con i ritagli di impasto avanzato; la farcitura varia da zone a zone, ma il più delle volte e' il risultato degli ingredienti che si hanno in dispensa. Questa pitta e' originaria del vibonese e il ripieno e' costituito da due ingredienti tipici del territorio, la cipolla rossa e il tonno.
 Il tonno pescato lungo le coste di Pizzo Calabro era conosciuto per la sua bontà fin dall'antichità e infatti  Archestrato, uno dei più grandi gastronomi dell'antica Grecia scrisse che il tonno migliore di tutti si poteva trovare soltanto ad Hippona ( l'odierna Vibo Valentia ) . Della cipolla rossa di Tropea IGP c'e' poco da dire, ormai e' diventata indispensabile in cucina e non solo per l'inconfondibile sapore dolce ma anche per le sue proprietà organolettiche.

Ingredienti
per l'impasto
500 gr di semola di grano duro
metà cubetto di lievito di birra
sale qb
acqua qb
100 ml di olio evo oppure di sugna

per il ripieno
500 gr di cipolle rosse di Tropea
200 gr di tonno
100 gr di olive verdi
3 o 4 pomodorini
sale
origano
un cucchiaio di origano
olio evo

Preparazione
Ho modificato il procedimento dell'impasto aggiungendo l'olio solo dopo la prima lievitazione. Il risultato e' stato davvero ottimo, una pasta morbida e ben alveolata.
In una ciotola versate la farina, il lievito sciolto in poca acqua tiepida e un pizzico di sale.  Lavorate l'impasto, aggiungendo l'acqua necessaria per ottenere un panetto morbido e liscio che lascerete lievitare in un ambiente tiepido fintanto che non raddoppia di volume.



 A lievitazione avvenuta fate una fontana nel panetto e incorporate l'olio o la sugna. Impastate bene in modo da farlo assorbire e fate lievitare ancora.



Tagliate intanto le cipolle e fatele stufare nell'olio per 15 - 20 minuti, aggiungendo dell'acqua se necessario. Aggiungete il sale e fate raffreddare.
Dividete l'impasto in due parti uguali. Aiutandovi con le mani rivestite una tortiera unta e farcite con le cipolle, il tonno sbriciolato, le olive e i pomodori a pezzetti.



 Infine  spolverizzate con origano e ricoprite con il secondo disco di pasta sigillando bene i bordi. Con le mani ungete d'olio la superficie e infornate a 200 gradi per 20 - 25 minuti circa.



E' buona sia calda che fredda.









E adesso vediamo cosa hanno preparato per il pcnic le altre regioni



Trentino-Alto Adige: La Pinza di Donna Simona
  

Veneto: Cuor di mela 

Lombardia: Frittata con le cipolle (Fritada cun le sigule)

Liguria: perline ripiene e polpettone di fagiolin
   
Emilia Romagna: Bruciatini bolognesi e misticanza

Toscana: Pan del pescatore

Umbria: Insalata di farro 


Molise: Le Facenne

Lazio: Cheesecake fave e pecorino

Basilicata: Calzoni ripieni di carne: i Pastizz

Puglia: La focaccia alla barese

Calabria:Pitta ripiena con tonno e cipolle rosse di Tropea







Minestra con la nduda

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No, la nduda non e' come qualcuno potrebbe pensare il salume piccantissimo che si prepara a Spilinga, nel vibonese, ma un insaccato che si fa dalle mie parti. Sempre seguendo il detto che del maiale non si butta via niente, questo salume viene preparato con le parti meno pregiate dell'animale, in questo caso stomaco, lingua e ritagli di carne. E il nome lo prende proprio dallo stomaco. Va salata e pepata come la salsiccia e va consumata cotta dopo una stagionatura di almeno 60 giorni. E' quindi Aprile il mese in cui solitamente prepariamo questo piatto. Non trovate certamente la nduda in salumeria, perche' e' un prodotto esclusivamente artigianale che ahime' si sta lentamente perdendo. Quest'anno per la prima volta mi sono cimentata nella sua preparazione, sempre seguendo i consigli di mia mamma.

Preparazione della nduda
Ingredienti: stomaco, lingua e filetto di maiale.





Per una buona riuscita e' necessario che il maiale sia casareccio, perciò recatevi dal vostro macellaio di fiducia. Lavate per bene lo stomaco sotto l'acqua corrente, poi mettetelo in un recipiente con la lingua ( precedentemente spellata )  e ritagli vari di carne ( io ho utilizzato del filetto ). Salate e lasciate in salamoia per qualche giorno, avendo cura di girare spesso i pezzi di carne per avere una salatura omogenea. Trascorso tale periodo lavate ed asciugate il tutto. Poi stendete lo stomaco, aromatizzatelo con pepe nero e peperoncino rosso piccante e posatevi sopra la lingua e il filetto. Spolverizzate ancora con le spezie e arrotolate legandolo con dello spago da cucina. La nduda e' cosi' pronta, adesso va appesa ad una pertica in una stanza fresca ed asciutta per almeno due mesi.






Ingredienti per la minestra
Bieta, cicoria selvatica ed erbe di campo, olio evo.
Per il brodo: carota, sedano, cipollotto, pomodoro maturo.

Preparazione
Pulite la verdura e lessatela in acqua salata.Scolatela.
Sbollentate in una pentola con acqua non salata la nduda, poi trasferitela in un tegame di terracotta nel quale avrete versato dell'acqua fredda, aggiungendo una carota, un gambo di sedano, un cipollotto e un pomodori a pezzetti. Fate cuocere fintanto che la nduda non s'infilzerà con i rebbi della forchetta. Ci vorranno un paio d'ore e occorrerà aggiungere dell'acqua tiepida. Niente sale poiche' il salume e' abbastanza saporito.


A cottura ultimata in un tegame capiente fate rosolare uno spicchio d'aglio con olio evo, aggiungete la verdura e qualche mestolo del brodo. Fate stufare per pochi minuti e poi aggiungete la nduda tagliata a fette spesse. Fate insaporire e poi spegnete il fuoco. Lasciate riposare la minestra prima di servirla.






Festa della mamma 2015

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Auguri a tutte le mamme



A Mia Madre




Non sempre il tempo la beltà cancella




o la sfioran le lacrime e gli affanni




mia madre ha sessant’anni e più la guardo




e più mi sembra bella.




Non ha un accento, un guardo, un riso




che non mi tocchi dolcemente il cuore.




Ah se fossi pittore, farei tutta la vita




il suo ritratto.




Vorrei ritrarla quando inchina il viso




perch’io le baci la sua treccia bianca




e quando inferma e stanca,




nasconde il suo dolor sotto un sorriso.




Ah se fosse un mio prego in cielo accolto




non chiederei al gran pittore d’Urbino




il pennello divino per coronar di gloria




il suo bel volto.




Vorrei poter cangiar vita con vita,




darle tutto il vigor degli anni miei




Vorrei veder me vecchio e lei…




dal sacrificio mio ringiovanita!

Filetti di pesce spatola al limone

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Se volete cucinare un secondo gustoso e allo stesso tempo leggero e profumato, i filetti di pesce spatola al limone sono la soluzione migliore.
Il pesce spatola o pesce sciabola o pesce bandiera appartiene alla grande famiglia dei pesci azzurri e come tale ha un ottimo sapore e tantissime proprietà nutritive. E' un pesce dalla carne bianca, che si presta a tantissime preparazioni e necessita di una cottura breve.  Sono questi i piatti che preferisco, semplici, veloci e salutari. 

Ingredienti

1 kg di filetti di spatola
olio evo
succo di limone
prezzemolo
aglio
sale qb.
Preparazione
Preparate dapprima il salmoriglio: in una ciotola versate succo di limone, olio evo, sale qb. aglio e prezzemolo tritati. Mescolate bene.
La sfilettatura la potete fare voi, ma vi consiglio di farvi preparare i filetti dal pescivendolo ( i denti del pesce pungono e abbastanza ).Sistemate i filetti in una tortiera rivestita con carta forno e metteteli in forno già caldo per 15- 20 minuti a 180 gradi.


 Trascorso questo tempo toglieteli subito ( altrimenti si attaccano ) dalla carta e sistemateli in un piatto da portata. Ricopriteli con il salmoriglio e teneteli in frigo fino al momento di portarli in tavola.


  
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